Data:
11/07/2002 2.53.59
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Allora, innanzitutto un suggerimento, per evitarti la fastidiosa digitazione, e altres? per evitarti inevitabili imperfezioni nella stessa: controlla, ricercando sul web "espressioni caratteristiche" del tuo brano [3, 4 parole in stretta sequenza], se lo stesso non sia gi? presente in rete, nell'originale. Guadagneremmo tempo entrambi ;).
La tua prima versione ? tratta, in pratica integralmente, dalle Verrine, II, 1
Passo ora a (parlare de)lla "passione" [studium, e non "stadium"] - come [quem ad modum] lui stesso [ipse, Verre] la chiama - di costui [lett. di codesto; sempre riferito a Verre], ovvero, a detta dei suoi amici [intendi: come la dicono, sottointeso], (della) "mania insana" [l'endiadi va legata], o (a detta de)i Siciliani, (del vero e proprio) latrocinio (ch'egli ha perpetrato). Io, per me, non saprei (francamente) come definirla [lett. non so con che nome?]. Voi (giudici, comunque,) valutatela [penditote] non (tanto) in base al nome, ma (in quanto) al suo effettivo peso [ovvero, al di l? di come lo vogliate chiamare, valutate il misfatto in se stesso, come affermato appena dopo]. O giudici, rendetevi innanzitutto [prius] conto della natura [genus] (dei misfatti) in s? e per s? [ipsum]; di poi, forse non avrete alcuna difficolt? a trovare il [lett. non andrete molto (magno-opere) in cerca?] nome da affibbiarvi, a vostro giudizio [lett. con qual nome riteniate debba?]. Io affermo che in tutta la Sicilia, provincia tanto ricca e antica, (piena) di tante citt? e di tante famiglie cos? benestanti [copiosis], non [affermo che? non = nego, all'inizio del periodo] c'? stato alcun vaso d'argento, di Corinto o di Delo, (come non c'? stata) alcuna pietra preziosa o perla, n? oggetto [quicquam factum] d'oro o d'avorio, n? alcuna statua di bronzo, di marmo o d'avorio; affermo che non (c'? stato) alcun quadro n? arazzo [in textili] che egli [Verre] (non) abbia desiderato, esaminato e arraffato, se di suo gradimento [quod placitum sit]. Sembra che io esageri [dicere magnum]: (ma) prestate attenzione, anche, alle parole che uso [lett. in che modo io parli]. Io non sono cos? pignolo [lett. non? complector omnia; non "abbraccio" tutto] allo scopo di [costruzione di causa + genitivo, con valore finale] enfatizzare [augendi] il discorso [verbi] o il misfatto [criminis]; quando affermo che costui [Verre] non ha lasciato, nell'intera provincia (di Sicilia), alcuno di questi oggetti, sappiate che io parlo "alla lettera" [ovvero: uso espressioni "alla lettera"; latine; lett. in lingua latina; IL rende "con schietta franchezza"; ma preferisco la mia traduzione ;)] e non con enfasi accusatoria. (Detto) in modo ancora pi? esplicito [planius]: costui [istum: ancora Verre] non ha lasciato (praticamente) nulla in casa di alcuno, neanche [ne? quidem] nelle citt? [suppongo: oppidis, e non "hospitis"], n? tantomeno nei luoghi pubblici, o nei templi, n? in casa di un Siciliano [apud aliquem, in casa di uno, ? idiomatico], n? tantomeno di un Romano; insomma: (egli non ha lasciato) nulla, nell'intera Sicilia, di ci? che gli capitasse davanti agli occhi, o che desiderasse [lett. che gli "capitasse" nell'animo], (si trattasse di un oggetto) privato, pubblico, sacro o profano!
Trad. Bukowski
Il tuo secondo brano ? tratto, con qualche espunzione, dalle Verrine di Cicerone, II, 5 e 7.
Volendo tornare [lett. per?] a (parlare di) quel sacrario (privato; vd. oltre), (ebbene in esso) c'era questa statua in marmo di Cupido, di cui dicevo [lett. al presente]; sull'altro lato [ex altera parte] c'era un Ercole [ovvero, una statua di Ercole; per metonimia, il nome del personaggio raffigurato diviene, come dire, "assoluto"; come dicessimo, ad es., "una Gioconda"], di ottima fattura [egregie factus], in bronzo [aes, aeris]. Esso [is; in verit?, ci saremmo aspettati, da un punto di vista logico; "id", riferito a signum, neutro; ma Cicerone continua il gioco della metonimia, e dice "is", riferendolo ad Ercole] veniva attribuito a(llo scultore) Mirone [lett. era detta essere di?], come credo, anzi, (?) senza dubbio cos? [et certe]!. Di poi, davanti a queste (due) divinit? [Cupido ed Ercole di cui sopra] c'erano dei piccoli altari, che potrebbero testimoniare a chiunque [cuivis] la sacralit? di quel luogo [lett. la "santit?" del sacrario]. C'erano, inoltre, due statue (anch'esse) in bronzo, (di dimensioni) non molto grandi, tuttavia di raffinata bellezza, raffiguranti (due) fanciulle [habitu virginali], che - con le mani sollevate - portavano in testa certi oggetti sacri [quedam sacra], secondo l'usanza delle fanciulle ateniesi. Statue dette [lett. le stesse venivan dette] "canefore" [cito da IL: "quadri o statue raffiguranti fanciulle greche portanti in processione canestrini in testa con entro le cose relative" ai culti sacri; come appunto Cicerone ha appena descritto]. Ma chi, chi mai, (fu) il loro artefice? (Ah, s?) suggerisci [admones] giusto! [Cicerone vivacizza simulando un suggerimento]: (a quanto) dicevano, era (nientepopodimeno che) Policleto [nella tua trascrizione, c'? un "di" in pi?]! Quando chiunque dei nostri (concittadini) giungeva [lett. ? piucchep., ma ? in atto la "legge dell'anteriorit?"] a Messina, era solito (andare a) contemplare queste (statue); esse, ogni giorno, erano accessibili alla vista di tutti [patebant ad visendum, si mostravano per essere viste?] a tutti; (quella) casa (in cui era contenuto il sacrario) era di lustro non meno alla citt? che al proprietario [domino] [lett. ? all'inverso: non pi? al proprietario che alla citt?; ovvero: sia? sia?]. (Insomma,) tutte queste statue, che ho menzionato, o giudici, Verre le rub? ad Eio, dal (suo) sacrario (privato). Di queste, ribadisco [inquam], non ne risparmi? alcuna, nessuna ad eccezione di una, molto antica [pervetus; il prefisso "per" ? rafforzativo], in legno, (raffigurante) la Buona Sorte, credo, che costui [lett. codesto] non volle far entrare [lett. avere, possedere] a casa sua [locativo; avere a casa?; il particolare offre il destro all'allusione ironica di Cicerone, che d? oramai Verre per spacciato].
Trad. Bukowski
Saluti
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