Data:
19/07/2002 13.56.00
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I versione
Negli [lett. presso gli] antichi ebbe tanta importanza il culto [cura] delle cose sacre, che durante le funzioni sacre s'imponeva [esset necessaria] il massimo silenzio [taciturnitas]. Le vesti (cerimoniali) si adattavano a seconda dei sacerdoti [ovvero: sacerdoti di culti diversi, vesti diverse]. Inoltre, coloro che erano addetti ai sacrifici [sacrificantes] erano soliti velar(si) il capo. Fu tipico dell'usanza romana porre sopra all'altare una zolla di terra [caespitem], e solo dopo [lett. e cos?] procedere al sacrificio. Le pecore appropriate ai sacrifici non avevano n? la coda a punta [aculeatam], n? la lingua nera, n? le orecchie ritte [lett. ? ovv. al singolare]. (Gli antichi romani) differenziavano i sacrifici da farsi alle singole divinit? a seconda di un criterio di somiglianza/contrariet? [rispetto alle caratteristiche del dio, s'intende, come specificato appena dopo; lett. sacrificavano ai singoli d?i per?; una sorta di "contrappasso", per dir cos?]. Ad esempio [itaque], seguendo un criterio di contrariet?, immolavano la scrofa, che nuoce alle messi, a Cerere [dea, appunto, protettrice delle messi], e il capro [caper, pri], che nuoce alle viti, a Bacco [dio, appunto, protettore delle viti]; (ovvero,) seguendo un criterio di somiglianza, sacrificavano pecore (dal vello) nero [lett. pecore nere, e cos? via] agli (dei) inferi, e pecore (dal vello) bianco agli (dei) celesti [superis]; e ancora, (pecore dal vello) nero alla (dea) Tempesta, bianco alla (dea) Serenit?. Cospargevano i coltelli [per sgozzare le vittime sacrificali] e le vittime (sacrificali) con farina [far, farris; gen. farro, ma nello specifico era proprio la farina sacrificale, mista a sale] e sale [appunto!].
Trad. Bukowski
II versione
Mettium Fufetium, qui apud Albanos summam rerum tenebat, Romani in auxilium contra Fidenates vocaverunt, sed ille in ipso proelio ad hostes defecit. Quod cernens, Tullus Hostilius dixit voce maxima militibus suis, ita ut etiam hostis audiret " Ne trepidetis: meo consilio factum est ut Mettius Fufetius nos proderet". Itaque suis reddidit vires et hostes non crediderunt Mettio. Quem post victoriam Comprehendit Tullus Hostilius et religavit ad binas quadrigas, ita ut una quadriga traheret manus? pedes vero altera; equos agitavit velociter ita ut eum crudeli morte discerperet.
I Romani chiamarono in aiuto, (nella guerra) contro i Fidenati, Mezio Fufezio, ch'era a capo degli Albani, ma quello, nel corso della stessa battaglia, pass? dalla parte del nemico [defecit ad hostes]. Vedendo ci?, Tullio Ostilio grid? a gran voce ai suoi soldati, in modo che anche il nemico potesse sentire [lett. sentisse]: "Non temete: rientrava nei miei piani che [meo consilio factum est ut] Mezio Fefezio ci tradisse". E cos?, (da una parte egli) infuse nuovo coraggio [lett. restitu? le forze a]i suoi, (dall'altra) i nemici presero in sospetto [lett. non credettero a] Mezio. (Mezio) che Tullio Ostilio, dopo la vittoria, fece catturare e legare [lett. cattur??] a due quadrighe, in modo che una quadriga (lo) tirasse (per) le mani, l'altra invece (per) i piedi [in modo da squartarlo]; (quindi) incit? prontamente i cavalli, in modo da squartare quello [Mezio, appunto!], procurandogli una terribile morte [lett. con?].
Trad. Bukowski
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