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...:::Bukowski:::...
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Data:
22/07/2002 17.54.04




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Seneca, Nat. Quaest., Praef., 1, passim


Quantum inter philosophiam interest, Lucili virorum optime, et ceteras artes, tantum interesse existimo in ipsa philosophia inter illam partem quae ad homines et hanc quae ad deos pertinet. Altior est haec et animosior ; multum permisit sibi ; non fuit oculis contenta ; maius esse quiddam suspicata est ac pulchrius quod extra conspectum natura posuisset.
Denique inter duas interest quantum inter deum et hominem. Altera docet quid in terris agendum sit, altera quid agatur in caelo. Altera errores nostros discutit et lumen admovet quo discernantur ambigua vitae ; altera multum supra hanc in qua volutamur caliginem excedit et e tenebris ereptos perducit illo unde lucet.

Carissimo Lucilio, la differenza che vi ? tra la filosofia e le altre arti ? la stessa, ritengo, che esiste tra quella parte della filosofia che riguarda gli uomini e quella che cerca di giungere agli dei. Quest?ultima ? pi? profonda e pi? ardita, si ? spinta oltre i confini, non si ? limitata a ci? che si pu? vedere, ma ha ipotizzato che esistesse qualche cosa di pi? grande e di pi? bello che la natura avesse posto oltre i limiti dello sguardo umano.
Ancora, tra le due vi ? la medesima differenza che tra dio e l?uomo. Una insegna che cosa ? necessario fare sulla terra, l?altra ci? che accade nel cielo. L?una svela i nostri errori e ci dona la luce affinch? divengano evidenti le incertezze dell?esistenza, l?altra vola ben oltre la nebbia nella quale ci aggiriamo e, strappatici alle tenebre, ci conduce l? dove la luce ha origine.

[...]
O quam contempta res est homo, nisi supra humana surrexerit! Quamdiu cum affectibus colluctamur, quid magnifici facimus? Etiamsi superiores sumus, portenta vincimus? Quid est cur suspiciamus nosmet ipsi quia dissimiles deterrimis sumus? Non video quare sibi placeat qui robustior est in valetudinario. Multum interest inter vires et bonam valetudinem. Effugisti vitia animi: non est tibi frons ficta, nec in alienam voluntatem sermo compositus, nec cor involutum, nec avaritia quae, quicquid omnibus abstulit, sibi ipsi neget, nex luxuria pecuniam turpiter perdens quam turpius reparet, nec ambitio quae te ad dignitatem nisi per indigna non ducet: nihil adhuc consecutus es; multa effugisti, te nondum. Virtus enim ista quam affectamus magnifica est, non quia per se beatum est malo caruisse, sed quia animum laxat et praeparat ad cognitionem caelestium dignumque efficit qui in consortium deo veniat.

Che cosa disprezzabile ? l?uomo se non sa elevarsi al di sopra delle cose umane! Quando lottiamo con le nostre passioni, che cosa facciamo di nobile? Anche se riusciamo a vincerle, superiamo forse cose straordinarie? Che senso ha l?arroganza di chi ? semplicemente diverso dai peggiori? Allo stesso modo, non vedo che motivi di vanto abbia chi, tra i malati di un ospedale, sta appena un po? meglio degli altri. C?? molta differenza tra le forze e una buona salute Hai evitato i vizi dell?animo: non sei ipocrita, non modelli le tue parole secondo il desiderio altrui, non sei un dissimulatore. Non sei avido e dunque non neghi a te stesso qualunque cosa tu abbia strappato agli altri; non hai in te la lussuria, che dissipa vergognosamente quel denaro che deve poi recuperare in modo ancora pi? vergognoso, non sei ambizioso e dunque non giungerai a cariche importanti con mezzi indegni. Ebbene, nonostante ci?, non hai ancora ottenuto nulla: hai evitato molte miserie, ma non ancora te stesso. Questa virt? alla quale invece noi tendiamo ? magnifica, non perch? sia di per s? cosa felice l?essere privo di male, ma perch? apre l?animo e lo prepara alla conoscenza delle cose celesti, rendendolo degno di unirsi a Dio.


[...]
Punctum est istud in quo navigatis, in quo bellatis, in quo regnatis. Ponitis minima, etiam cum illis utrimque oceanus occurrit. Sursum ingentia spatia sunt, in quorum possessionem animus admittitur, et ita si secum minimum ex corpore tulit, si sordidum omne detersit et expeditus levisque ac contentus modico emicuit. Cum illa tetigit, alitur, crescit ac velut vinculis liberatus in originem redit et hoc habet argumentum divinitatis suae quod illum divina delectant, nec ut alienis, sed ut suis interest. Secure spectat occasus siderum atque ortus et tam diversas concordantium vias; observat ubi quaeque stella primum terris lumen ostendat, ubi columen eius summumque cursus sit, quousque descendat; curiosus spectator excutit singula et quaerit. Quidni quaerat? Scit illa ad se pertinere.

? solo un punto questo mondo nel quale combattete, nel quale edificate regni che sono minima cosa anche quando hanno come confine i due oceani. In alto vi sono spazi immensi, che solo con l?intelletto ? possibile conoscere, a patto naturalmente che l?animo porti con s? una parte minima del corpo, se lava via ogni macchia e si leva in volo libero, leggero, contento solo del necessario.
Quando raggiunge quegli spazi, vi trova alimento, cresce e, come liberato dalle catene, torna alla sua origine e ha come prova della propria divinit? il fatto che trova gioia in quelle cose divine e sta tra esse non come in un luogo straniero, ma come nella propria sede naturale. Con sicurezza osserva il sorgere e il tramontare degli astri e le diverse orbite di corpi che si muovono in armonia ; osserva dove e quale stella per primo mostri la sua luce alla terra, dove siano il culmine e la sommit? della sua orbita, fin dove si abbassi ; da spettatore curioso, esamina e ricerca ogni cosa. Perch? non dovrebbe ? Sa che quelle cose gli sono proprie.

[fonte sconosciuta]
  traduzione x laura
 

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