Data:
24/07/2002 0.32.30
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Sallustio, Discorso alla plebe del tribuno Macro, passim
Cittadini, se voi non intendeste bene che differenza ci sia tra il diritto lasciatovi dagli avi e questo servaggjo impostovi da Silla, dovrei parlare a lungo, dovrei spiegarvi per quali torti e quante volte la plebe, armata, si stacc? dal Senato, e come essa si assicur? a v?ndici di ogni proprio diritto i tribuni della plebe. Ora invece mi resta solo da esortarvi e da imboccare per primo la via per la quale io ritengo che si possa conquistare la libert?. Ma so bene quale immensa potenza della nobilt?, io, da solo, senza effettivo potere, con la vana parvenza di una carica, mi accingo a scalzare dal suo predominio, e quanto pi? al sicuro possa agire una fazione di criminali che isolati galantuomini. Tuttavia, a parte la buona speranza che ripongo in voi, la quale vince ogni paura, ho deciso che i rischi della lotta in difesa della libert? siano preferibili, per un uomo coraggioso, all'alternativa di non avere affatto impegnato la lotta. Eppure, per acquistare favore, o per allettamenti o per vantaggi ottenuti, tutte le altre magistrature che sono state create a tutela del vostro diritto hanno rivolto contro di voi ogni loro forza e autorit?, e ritengono preferibile rendersi colpevoli dietro compenso che comportarsi bene disinteressatamente. Perci? tutti costoro si sono assoggettati al dispotismo degli oligarchi, i quali, col pretesto della guerra, hanno preso possesso delle casse dello Stato, degli eserciti, dei regni e delle province, e si fanno baluardo delle vostre spoglie. E intanto voi, come pecore, voi che siete una gran massa, vi lasciate prendere e sfruttare da ciascuno di loro, spogliati di tutto ci? che i vostri avi vi hanno lasciato; soltanto, servendovi del voto, vi assicurate ora dei padroni, come in passato vi assicuravate dei difensori. Quelli, dicevo, sono passati tutti da quella parte, ma ben presto, se recupererete i vostri diritti, in gran parte torneranno da voi: ben pochi hanno il coraggjo che occorre a difendere le proprie idee; tutti gli altri sono preda dei pi? forti.
Trad. Newton
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