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Bukowski
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26/07/2002 18.59.44




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Benvenuto, allora. Ti consiglio di affrettare le tue richieste, dato che qui, fra poco, si va in vacanza :D .

I brano:

Seneca, Consolazione a Polibio, III

Aggiungiamo [cong. esort.] (pure) a questi rimpianti [querellas], se sei d'accordo, che la promettente giovinezza di costui [lett. indolem ipsius adulescentis; l' "indoles" generalmente indica, in senso positivo, il corredo di buone qualit?; per propriet? transitiva, pu? indicare anche la giovinezza in s? e per s?] ? stata strappata [interceptam] (alla vita) prematuramente [inter prima incrementa, nel (suo) primo sviluppo]: egli (davvero) merit? d'averti come fratello; e assolutamente neanche tu, di certo, meritavi (da parte tua) [dignissimus qui ne? quidem (= ne?anche, neanche)] di soffrir dolori [lett. dolores (vb. "doleo") quicquam] a causa di un (eventuale) fratello indegno [insomma, Polibio e il fratello, entrambi buoni, si meritavano a vicenda]: gli [al fratello di Polibio] si rende unanime testimonianza (di dolore, per la morte), viene rimpianto [desideratur] in tuo onore, lodato nel suo (onore).
Non ci fu nulla, nella sua persona, che tu non riconoscessi volentieri (anche come tuo) [ovvero, caratterialmente i due fratelli si somigliavano]. ? vero: tu saresti stato buono anche con un fratello meno buono, ma in lui, il tuo amore fraterno [pietas], trovata materia rispondente [idoneam], si manifest? molto pi? liberamente. Nessuno sub? il suo potere per ingiustizie (ricevute) [ovvero, egli non fece mai valere contro alcuno il privilegio di essere fratello di Polibio, protetto di Cesare], egli non minacci? mai alcuno usando il fratello quale pretesto [appunto!]; egli (insomma) si era formato sull'esempio della tua modestia, e si rendeva conto [cogitabat] quanto tu, per i tuoi cari, fossi al tempo stesso [et? et?] (motivo di) orgoglio e (di) grande responsabilit? [onus]: ed egli si adatt? a questa responsabilit?.
O, destino crudele, che non tieni in alcuna considerazione il valore (degli individui)! Tuo fratello fu strappato (alla vita) prima che potesse conoscere (i frutti del)la sua felicit?. Riconosco, del resto, che non esprimo a sufficienza la mia rabbia [lett. m'indigno poco (a confronto della gravit? e dell'ingiustizia di questa morte)]; tuttavia non c'? nulla di pi? difficile che trovar parole adatte ad (esprimere) un grande sconforto.
In questo momento, tuttavia, se la cosa pu? tornarci utile (ad alleviare almeno un poco il nostro dolore), imprechiamo (pure): "Che cosa hai voluto dimostrare [lett. (ottenere) per te], o Destino davvero ingiusto e spietato? Tanto presto ti sei fatta scrupolo [paenituit; ricorda: costr. impersonale] della tua benevolenza? Che crudelt? ? mai codesta? Hai voluto - cos?, senza (un valido, apparente) motivo - irrompere all'improvviso nella vita di (due) fratelli, pregiudicare [imminuere], con una rapina cos? cruenta, un sodalizio tanto fraterno [turbam concordissimam] e turbare una casa cos? convenientemente affollata [stipatum] di giovani modello, priva di alcun fratello degenere!
A nulla giova, dunque, una lealt? rispettosa di ogni legge, a nulla (giova) una frugalit? d'altri tempi [antiqua], a nulla (giova) un potere di immenso prestigio ammantato di altrettanta modestia, a nulla (giova) una passione sincera e prudente [tutus] per la cultura [litterarum], a nulla (giova infine) un animo integerrimo [lett. privo di ogni debolezza]?
(Il caro) Polibio soffre [lett. piange], e ammonito dal caso del(la morte del) fratello riguardo a ci? ch'? possibile temere (anche) per i superstiti, ha paura financo per le stesse consolazioni del suo dolore [ovvero, mi pare di intendere, per coloro della sua famiglia che, ancora in vita, lo consolano della morte del fratello]! Che crudelt? indegna! Piange e soffre, Polibio, un protetto di Cesare! Destino maledetto, hai colto senza indugio [sine dubio] questa (occasione) [hoc] per mostrare che nessuno pu? esser protetto da te, neanche [ne? quidem] (se questa protezione proviene) da Cesare.

Trad. Bukowski



II brano:

Cicerone, Divinatio in Caecilium, VI

O Quinto Cecilio, se i Siciliani ti dicessero: "Noi non ti conosciamo, ignoriamo chi tu sia, non ti abbiamo mai visto prima; consentici di difendere le nostre fortune per mezzo di colui [per eum; per + acc. mezzo animato] di cui (piuttosto) conosciamo la lealt?", (ebbene) non affermerebbero una verit? sacrosanta [rendo cos?: id dicerent quod cuivis probare deberent]?
Orano affermano questo: di conoscere entrambi; (ma) di desiderare l'uno come difensore delle proprie fortune, e di rifiutare in tutto e per tutto l'altro. Perch? lo rifiutino, lo danno ad intendere a sufficienza, senza neanche bisogno di (troppe) parole [lett. etiamsi taceant]. E invero, di parole non sono certo frugali [lett. eppur non tacciono, parlano]. (Ebbene) ciononostante avrai il coraggio di proporti a loro (nel sostener l'accusa) [lett. ti offrirai a], anche se essi non sono affatto d'accordo? Ciononostante, argomenterai in una causa in cui non c'entri nulla [lett. aliena, (a te) estranea]? Ciononostante, difenderai chi preferisce esser lasciato in balia delle onde [lett. essere abbandonato da tutti] piuttosto che esser difeso da te? Ciononostante, offrirai la tua prestazione [operam] a chi ritiene che tu non voglia (per davvero impegnarti) nella sua causa, e (ritiene altres? che) - anche qualora tu lo volessi [ovv. volessi impegnarti nella causa] - non saresti in grado [posse] (di sostenerla)? Ma perch? ti ostini [conaris, lett. tenti, cerchi] ad estorcere con la forza la loro esigua speranza nelle rimanenti fortune [cio?, nei beni che sono sopravvissuti alle estorsioni di Verre], (speranza) ch'essi hanno riposto nel rigore della legge e della giustizia? Perch? ti frapponi a chi dovrebb'essere (piuttosto) tutelato dalla legge [rendo cos?: iis quibus maxime lex consultum esse vult]? Perch?, ora, cerchi di defraudare, definitivamente, di tutte le propriet? coloro nei cui riguardi [de quibus] non ti sei comportato affatto bene in provincia ["de aliquo bene merere", comportarsi bene nei confronti di qualcuno, ? costrutto idiomatico]? Perch? ti ostini a sottrarre [lett. adimis, sottrai] loro la possibilit? [potestatem] non solo di rivendicare i propri diritti [persequendi iuris sui, ovv. sing.], ma anche di deplorare la (propria) sventura?
Infatti, (qualora) fossi tu l'avvocato [te actore], chi credi si presenter?, tra coloro che - come ben sai [intellegis] - macchinano [laborare] non per vendicarsi, attraverso di te, di un altro, ma viceversa?

Trad. Bukowski
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