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Bukowski
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Data:
28/07/2002 17.22.56
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Cicerone, De optimo genere oratorum, V
Ora, visto che regna una grande confusione [error] a riguardo della vera essenza [quale esset] di quel genere d'eloquenza [quello attico], ho pensato bene di dovermi accollare un compito (che risultasse) utile a chi (a quel genere d'eloquenza) si dedica [studiosis], per quanto io, per me, di certo non ne necessitassi. Ovvero, ho tradotto (dal greco) le pi? famose e belle [nobilissimas] orazioni dei due, in assoluto, pi? facondi oratori attici, Eschine e Demostene, (orazioni impugnate dai due) l'una contro l'altra [inter seque contrarias; i due oratori erano avversari]. N? le ho tradotte vestendo i panni di (mero) interprete [ut?], bens? (quelli di) oratore, (ovvero) riproducendone fedelmente [lett. con le stesse loro] concetti e forme - in gergo [tamquam] "figure" - ma con termini che si attagliassero [aptis] alla nostra consuetudine (linguistica). Nel far ci?, non ho ritenuto necessario procedere ad una puntuale traslitterazione delle parole da una lingua all'altra [reddere verbum pro verbo], bens? ne ho preservato tutta la pregnanza [genus] e l'efficacia [vim]: insomma ho ritenuto che non dovessi [non? me? oportere] limitarmi a "contare" le parole al lettore, quanto piuttosto a "soppesarle", volendo esprimermi cos? [tamquam]. Questa mia fatica si propone questo scopo: che il nostro pubblico [nostri homines] intenda (bene) che cosa pretendere da coloro che professano l'atticismo [ab illis? qui se Atticos volunt] e a quale, per cos? dire, "cifra oratoria" [formulam dicendi] (invece) richiamarli. (Mi si dir?:) "Ma sorger? (l'astro di) Tucidide; infatti, c'? chi nutre grande ammirazione per la sua eloquenza". A buon ragione. Tuttavia, (l'esempio di Tucidide) non apporta alcunch? al(la formazione del) mio oratore ideale [lett. che cerco; pl. maiestatis]. Una cosa ?, infatti, l'esposizione storica dei fatti [explicare res gestas narrando], altra cosa (? invece) istruire o smontare un'accusa. Una cosa (?) mantener desta, col racconto [narrantem], l'attenzione di chi ascolta, altra cosa (?) infervorarlo. (Mi si obietter?:) "Ma (Tucidide) parla divinamente!". Forse pi? di Platone? In realt?, si rende necessario al mio oratore ideale [vd. sopra] risolvere (piuttosto) controversie nel foro [forensis = - es], con uno stile oratorio atto a "docere" [ovvero ad illustrare all'ascoltatore le linee razionali della propria argomentazione"], dilettare e persuadere.
Trad. Bukowski
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