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Mittente:
Bukowski
Re: CICERONE   stampa
Data:
31/08/2002 18.51.07




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Versione davvero niente male, in quanto a difficolt?!

Cicerone, Pro Rabirio Postumo, I-2

O giudici, se v'? qualcuno che ritenga Caio Rabirio biasimevole [reprehendendum], per [quod, perch?] aver affidato [commiserit] le proprie fortune - tanto pi? [praesertim] ch'esse erano ben salde [fundatas? atque optime constitutas opes] - nelle mani di un re potente e voltagabbana [lett. potestati regiae libidinique; il re in questione dovrebb'essere, se non sbaglio, Tolomeo XIII d'Egitto; Rabirio era stato accusato di concussione], trova d'accordo sia me e financo lo stesso imputato [lett. aggiunga al suo parere?]. E, in effetti, non c'? alcuno pi? pentito [ovvero, nel senso lett. dispiaciuto, scontento] di lui [quam ipsi, di Rabirio stesso], a riguardo della condotta tenuta [eius consilium; lett. ? questo il sogg. di "displicet", che regge il dat. della persona "cui dispiace"].
Del resto, generalmente [plerumque], abbiamo l'abitudine di [facimus hoc ut, facciamo in modo da] valutare i (nostri e gli altrui) progetti in base ai risultati (ottenuti) [ponderemus consilia eventis], e chi ben riesce [cui bene quid processerit; per scorrevolezza rendo in presente "gnomico"] lo diciamo un accorto affarista [multum illum providisse], chi no, un fallito [sensisse nihil].
Se il re avesse mantenuto un atteggiamento leale, nulla (ora sarebbe considerato) pi? sagace [sapientius] (della condotta) di Rabirio; ma dato che il re s'? dimostrato un cialtrone [fefellit; radd. al perfetto di "fallo"], (ora come ora) nulla vien considerato [dicitur] pi? irresponsabile [amentius] della suddetta condotta, tal che [ut consecutivo] - ai nostri giorni - il saggio vien considerato alla stregua di un indovino [lett. nulla sembra essere del saggio (genit. pertinenza) se non?].
Eppure, se v'? qualcuno che ritenga biasimevole [vituperandam] la condotta di Rabirio, (condotta fondata su) una futile speranza, (su) una decisione avventata o - per dirla con una parola grossa - (su) una vera e propria sconsideratezza [temeritatem], (ebbene) io non mi sento di contraddirlo. Ciononostante, la cosa che non ammetto [deprecor] ? che si voglia aggravare la situazione dell'imputato, gi? palesemente pregiudicata da un tremendo rovescio di fortuna [traduzione necessariamente libera di: "illud tamen deprecor ut, cum ab ipsa fortuna crudelissime videat huius consilia esse multata, ne quid ad eas ruinas quibus hic oppressus est addendum acerbitatis putet", tuttavia di facile senso].
Gi? ? una cattiveria [rendo cos? "satis est", in funzione ironico-negativa] non tirar fuori dai guai [erigere] coloro che vanno in rovina [homines lapsos] per inesperienza; ma far piovere sul bagnato [lett. premere su chi gi? ? a terra e spingere ulteriormente chi ? in caduta libera (verso la rovina)] ? una bastardata [certe est inhumanum], soprattutto - o giudici - tenendo conto del fatto che vige una regola non scritta nella razza umana [lett.: cum hoc sit datum generi hominum prope natura, ut]: che i rampolli di una famiglia affermata e rinomata [<si> qua in familia laus aliqua forte floruerit, hanc fere qui sint eius stirpis] - dato che le (sue [della famiglia]) virt? vengon celebrate nel racconto e nel ricordo degli uomini e degli avi - cercano, con grande impegno, di continuarne il prestigio, com'? vero che non solo [si quidem] Scipione segu? [imitatus est] Paolo in quanto a gloria militare - e cos? i figli di Massimo [credo sia "Maximum": filii (imitati sunt) Maximum] - ma addirittura [etiam] il figlio di Decio imit? il padre [lett. il figlio imit? Decio] nel sacrificio della propria vita, dandosi lo stesso tipo di morte. E allora, o giudici, (permettete) che cose di poco conto siano paragonate [similia] alle grandi.

Trad. Bukowski
  CICERONE
      Re: CICERONE
 

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