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Mittente:
Bukowski
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Re: valerio massimo
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Data:
31/08/2002 21.32.34
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Uff, questa traduzione ? stata un tormento, quando la smetteranno di assegnare un mediocre, e contorto, autore come Valerio Massimo?
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili, II 2.8 e sg.
La loro importanza, cos? come riusciva accresciuta, veniva (in modo proporzionale) rigorosamente vincolata alla misura [abstinentia]: ad esempio, le interiora [exta] delle vittime da loro sacrificate venivano consegnate ai questori dell'erario per essere messe in vendita [delata - defero - participio con valore finale], e i sacrifici del popolo romano contemplavano [inerat? sacrificiis?; era presente nei sacrifici] non soltanto il culto dovuto agli dei immortali, ma anche la continenza degli uomini, (tanto ? vero che) i nostri condottieri imparavano [imperatoribus nostris? discentibus], a cospetto di [apud] codesti altari, quanto le (loro) mani dovessero mantenersi "pulite" [traduco cos?, con un occhio alla nostra realt? ;)]: e la misura era tenuta in tal conto che il senato s'impegn? ad estinguere [lett. la costruzione ? al passivo] il debito [aes alienum] di molti [magistrati?] che avevano governato, in modo (comunque) onesto ed efficace [sincere], le province: (e ci? perch? essi [i senatori]) ritenevano cosa indegna della propria posizione [indignum sibique deforme] l'inficiare [conlabi], in patria [domi, locativo], il buon nome [dignitatem] di coloro, al cui operato dovevano - com'era evidente - l'autorit? e il prestigio (che godevano anche in terre) lontane (da Roma). I rampolli dell'ordine equestre, inoltre, seguendo un'inveterata tradizione [sub magnis auctoribus], solennizzavano - due volte all'anno - la citt?. Infatti, la tradizione [mos] dei Lupercali [ http://www.i-2000net.it/mitologia/LLL... ] risaliva (almeno) a Romolo e Remo, quando - felici e soddisfatti perch? il (loro) avo Numitore, re degli Albani, aveva loro concesso di edificare una citt? nello stesso luogo in cui eran stati allevati, sotto il colle Palatino - gi? consacrato dall'arcade Evandro [la costruz. ovv. ? all'attivo] - dopo aver sacrificato delle capre [lego l'endiadi "facto sacrificio caesisque capris "], su ingiunzione [hortatu] del loro educatore Faustulo, resi sbarazzini dall'euforia del banchetto e dall'aver alzato il gomito un po' pi? del solito [perifrasi per "uino largiore "], divisa (in due) la compagnia di pastori, presero a sfottere, per gioco, i passanti [obvios], travestiti con le pelli delle vittime sacrificali [le suddette capre]. Il ricordo di quella goliardata [hilaritatis] ? stato assunto nel novero delle festivit? annuali [trad. necessariamente libera di "annuo circuitu feriarum repetitur"]. Q. Fabio sanc?, in seguito, che (i Lupercali) sfilassero davanti ai cavalieri trabeati alle Idi di Luglio. Lo stesso (Fabio), all'epoca in cui ricopr? la censura insieme a P. Decio - allo scopo di sedare una sedizione [gratia + gen. gerundivo, costruzione finale], fomentata dal fatto che [rendo cos?: "quam? accenderant] i comizi eran ormai allo sbaraglio nelle mani anche di chi non contava nulla [trad. necessariamente libera per "comitia in humillimi cuiusque potestatem redacta"] - ridefin? l'intera assemblea forense in 4 sole trib?, cui diede il nome di "urbane". Per un tal provvedimento, (che si sarebbe rivelato) pi? che opportuno, (Fabio) - del resto gi? meritorio per le sue imprese belliche - merit? l'appellativo di "Massimo".
Trad. Bukowski
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• valerio massimo Re: valerio massimo
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