Data:
01/09/2002 19.55.18
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Caro amico, cerca di essere pi? preciso nella digitazione/scansione del testo originale. Te lo riproduco, dato che il tuo abbonda di imperfezioni.
I brano: Svetonio, Vita di Plinio, passim Periit clade Campaniae. Nam cum Misenensi classi praeesset, flagrante Vesuvio, ad explorandas propius causas, liburnicas praetendisset; neque, adversantibus ventis, remeare posset, vi pulveris ac favillae oppressus est: vel, ut quidam existimant, a servo suo occisus, quem, deficiens aestu, ut necem sibi maturaret, oraverat.
(Plinio il Vecchio) mor? durante la catastrofe che colp? la Campania [come detto appena dopo, e come sappiamo, si tratta dell'eruzione del Vesuvio]. Era, infatti, a capo della flotta di Miseno [lett. essendo?], quando - mentre il Vesuvio era nel pieno della sua attivit? eruttiva [perifrasi per " flagrante Vesuvio "] - diresse le sue imbarcazioni (alla volta del vulcano) per poter studiare pi? da vicino le manifestazioni del fenomeno [causas]: ma, non riuscendo (poi) ad allontanarsene [lett. remeare, tornare indietro], a causa dei venti che soffiavano contro, fin? sepolto dalla valanga [lett. vi] di ceneri e lapislazzuli (che gli piovve addosso). Un'altra versione del fatto afferma che [lett. o, come alcuni suppongono] venne ucciso da un servo, che (egli stesso) avrebbe pregato [lett. aveva pregato, ma preferisco questa sfumatura], spossato e delirante per l'elevata temperatura, di accelerargli [maturaret] la morte.
Trad. Bukowski
II brano: Gellio, Notti attiche, II, 2, passim 1 Herodes Atticus, vir et Graeca facundia et consulari honore praeditus, accersebat saepe, nos cum apud magistros Athenis essemus, in villas ei urbi proximas me et clarissimum virum Servilianum compluresque alios nostrates, qui Roma in Graeciam ad capiendum ingenii cultum concesserant. 2 Atque ibi tunc, cum essemus apud eum in villa, cui nomen est Cephisia, et aestu anni et sidere autumni flagrantissimo, propulsabamus incommoda caloris lucorum umbra ingentium, longis ambulacris et mollibus, aedium positu refrigeranti, lavacris nitidis et abundis et collucentibus totiusque villae venustate aquis undique canoris atque avibus personante.
Mentre eravamo studenti ad Atene, Erode Attico, uomo di rango consolare ed autentica eloquenza greca, spesso mi invitava nelle sue ville vicino alla citt?, insieme all'onorevole Serviliano e a parecchi altri nostri concittadini, che avevamo abbandonato Roma per la Grecia alla ricerca della cultura. E l? una volta che eravamo con lui nella villa chiamata Cefisia, durante il calore dell'estate e sotto il bruciante sole autunnale, ci proteggevamo dalla fastidiosa temperatura con l'ombra delle sue spaziose alberature, dei suoi lunghi e gentili corridoi, la fresca collocazione della casa, le sue eleganti piscine con abbondante acqua sorgiva, il fascino della villa nel suo insieme, che era ovunque melodiosa per lo scorrere dell'acqua e per il cantare degli uccelli.
Fonte: http://www.romacivica.net/tarcaf/artl...
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