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Mittente:
Bukowski
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Re: cicero-seneca
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Data:
03/09/2002 21.02.58
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Primo brano: Cicerone, Tusculane, III, 3 passim
In realt?, le malattie dell'anima sono pi? perniciose e numerose di quelle del corpo: esse, infatti, sono insopportabili [odiosi] in s?, perch? (appunto) coinvolgono [pertinent] l'anima, e (le) recano fastidio [sollicitant]. "L'anima malata - come afferma Ennio - ? sempre nell'errore, non ? in grado di aver pazienza n? tantomeno di sopportare coraggiosamente il dolore [perpeti], e mai rinuncia ai desideri". In effetti, rispetto a queste due - il dolore e il desiderio - a voler lasciar stare le altre, quali malattie del [lett. nel] corpo risultano [lett. possunt] essere pi? gravi? E, di contro, chi oserebbe [lett. potest] comprovare che l'anima non sia in grado di guarire s? stessa, visto che [quod] (proprio) l'anima ha inventato la medicina per il corpo [lett. genitivo di pertinenza]; e visto che, per guarire il corpo, si presuppone innanzitutto una buona complessione fisica [multum ipsa corpora et natura valeat] - e, per questo, non tutti coloro che si sottopongono a cure, riescono poi a guarire - mentre invece le anime che si proponessero di guarire e seguire i precetti della saggezza, guariranno senza ulteriori complicazioni? Esiste di certo una medicina dell'anima: la filosofia. La cui efficacia curativa [lett. auxilium] non dev'essere (per?) cercata all'esterno, come (avviene) per le malattie del corpo: bisogna invece ricorrere ai (nostri soli) mezzi e alle (nostre sole) forze [omnibusque opibus viribus? elaborandum est], per essere in grado di raggiungere la guarigione da noi stessi.
Trad. Bukowski
-------Il secondo brano, che corrisponde al De amicitia 23, puoi agevolmente trovarlo attraverso i nostri motori di ricerca [per autore, in altro a destra, o per parole caratteristiche, in basso a destra nel frame] --------
III brano: Seneca, Lettere a Lucilio, II passim
2 Bada poi che il fatto di leggere una massa di autori e libri di ogni genere non sia un po' segno di incostanza e di volubilit?. Devi insistere su certi scrittori e nutrirti di loro, se vuoi ricavarne un profitto spirituale duraturo. Chi ? dappertutto, non ? da nessuna parte. Quando uno passa la vita a vagabondare, avr? molte relazioni ospitali, ma nessun amico. Lo stesso capita inevitabilmente a chi non si dedica a fondo a nessun autore, ma sfoglia tutto in fretta e alla svelta. 3 Non giova n? si assimila il cibo vomitato subito dopo il pasto. Niente ostacola tanto la guarigione quanto il frequente cambiare medicina; non si cicatrizza una ferita curata in modo sempre diverso. Una pianta, se viene spostata spesso, non si irrobustisce; niente ? cos? efficace da poter giovare in poco tempo. Troppi libri sono dispersivi: dal momento che non puoi leggere tutti i volumi che potresti avere, basta possederne quanti puoi leggerne. 4 "Ma," ribatti, "a me piace sfogliare un po' questo libro, un po' quest'altro." ? proprio di uno stomaco viziato assaggiare molte cose: la variet? di cibi non nutre, intossica. Leggi sempre, perci? autori di valore riconosciuto e se di tanto in tanto ti viene in mente di passare ad altri, ritorna poi ai primi.
Trad. database progettovidio
IV brano: Seneca, Lettere a Lucilio, X passim
1 ? cos?, non cambio parere: evita la massa, evita i pochi, evita anche il singolo. Non conosco nessuno con cui vorrei che tu avessi rapporti. Vedi come ti stimo: oso affidarti a te stesso. Cratete, raccontano, discepolo proprio di quello Stilbone che ho nominato nella lettera precedente, vedendo un ragazzo che passeggiava in disparte, gli chiese che cosa facesse l? da solo. "Parlo con me stesso," fu la risposta. E Cratete replic?: "Mi raccomando, fa' molta attenzione, stai parlando con un cattivo individuo." 2 Solitamente teniamo d'occhio chi ? in preda al dolore e alla paura perch? non faccia cattivo uso della solitudine. Se uno ? dissennato non deve essere lasciato a se stesso; ora rimugina cattivi propositi, prepara pericoli a s? o agli altri, seconda turpi passioni; ora manifesta tutti quei sentimenti che nascondeva per timore o per vergogna, acuisce la sua audacia, eccita la libidine, fomenta l'ira. Infine, l'unico vantaggio della solitudine, cio? non confidare niente a nessuno, non temere spie, manca agli sciocchi: si tradiscono da soli. Vedi, dunque, quali speranze nutro su di te; anzi, poich? la speranza indica un bene incerto, vedi che cosa mi riprometto: non c'? nessuno con cui vorrei che tu avessi rapporti piuttosto che con te stesso.
Trad. database progettovidio
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• cicero-seneca Re: cicero-seneca
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