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Bukowski
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Re: seneca
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Data:
04/09/2002 2.08.08
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N.B.: i "Benefici" non sono un dialogo, bens? un trattato.
I brano: Seneca, I benefici, V, 7 passim
[5] "Chi ammirerai pi? di colui che sa comandare a se stesso e che ha il dominio di se stesso? ? pi? facile governare popolazioni barbare e insofferenti del dominio altrui che frenare il proprio animo e affidarlo a se stesso. Platone, si dice, ? grato a Socrate perch? lo ha avuto come maestro; perch? Socrate non dovrebbe essere grato a se stesso per essere stato maestro di se stesso? M. Catone dice: "Ci? che ti mancher?, prendilo da te stesso"; perch? non dovrei poter donare a me stesso, se posso prestare a me stesso? [6] ?Sono innumerevoli i casi nei quali il linguaggio usuale ci divide in due: siamo soliti dire: "lasciami parlare con me stesso" e "mi tirer? le orecchie"; ora, se questi modi di dire sono corretti, come ci si deve adirare con se stessi, cos? si deve anche essere grati a se stessi, come ci si deve rimproverare, cos? ci si deve anche lodare, come si pu? essere di danno a se stessi, cos? si pu? anche essere di vantaggio. L'offesa e il beneficio sono contrari: se di qualcuno diciamo: "ha fatto un'offesa a se stesso", potremo anche dire: "ha fatto del bene a se stesso". Ed ? conforme a natura che abbia fatto del bene a se stesso".
Trad. Bompiani
II brano: Seneca, La vita beata, III passim
Intanto, d'accordo con tutti gli stoici, io seguo la natura; ? saggezza, infatti, non allontanarsi da essa e conformarsi alla sua legge e al suo esempio. ? dunque felice una vita che segue la propria natura, che tuttavia non pu? realizzarsi se prima di tutto l'animo non ? sano, anzi nell'ininterrotto possesso della sua salute, e poi forte ed energico, infine assolutamente paziente, adattabile alle circostanze, sollecito ma senza angoscia del suo corpo e di ci? che gli concerne, attento a tutte quelle cose che ornano la vita, senza per? ammirarne alcuna, disposto a usare i doni della natura ma senza esserne schiavo. Tu capisci, anche se io non lo dico, che ne deriva una ininterrotta tranquillit? e libert?, una volta rimosse le cose che ci irritano o ci atterriscono; infatti, ai piaceri e alle seduzioni, che sono ben meschini e fragili e dannosi per il loro stesso profumo, subentra una gioia infinita inestinguibile, costante e, ancora, la pace, l?armonia de animo e la grandezza insieme alla bont?: infatti ogni cattiveria deriva dalla debolezza.
[Trad. tratta da www.latinovivo.com ]
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• seneca Re: seneca
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