Data:
04/09/2002 17.10.09
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Caro/a amico/a, mi fa piacere che t'impegni. Quando traduci, tuttavia, non devi rendere parola per parola, ma innestare ogni singolo lemma all'interno di un periodo compiuto nel senso e rispondente alla realt? dei fatti. Spesso, una traduzione ? molto pi? semplice di quanto appaia. Non devi essere prevenuto/a, quando si tratta di Cicerone: il suo periodare si espande, ? vero, ma non ? mai contorto. Eppoi, non darmi del "lei", che ho appena trent'anni :)).
Cicerone, Pro Murena, 86
[86] Quae cum ita sint, iudices, primum rei publicae causa, qua nulla res cuiquam potior debet esse, vos pro mea summa et vobis cognita in re publica diligentia moneo, pro auctoritate consulari hortor, pro magnitudine periculi obtestor, ut otio, ut paci, ut saluti, ut vitae vestrae et ceterorum civium consulatis; deinde ego idem et defensoris et amici officio adductus oro atque obsecro, iudices, ut ne hominis miseri et cum corporis morbo tum animi dolore confecti, L. Murenae, recentem gratulationem nova lamentatione obruatis. Modo maximo beneficio populi Romani ornatus fortunatus videbatur, quod primus in familiam veterem, primus in municipium antiquissimum consulatum attulisset; nunc idem <in> squalore et sordibus, confectus morbo, lacrimis ac maerore perditus vester est supplex, iudices, vestram fidem obtestatur, <vestram> misericordiam implorat, vestram potestatem ac vestras opes intuetur.
Stando cos? le cose, o giudici, in primo luogo per il bene [causa] dello Stato - che dovrebbe essere preoccupazione prima per qualunque (cittadino) [lett. (per il bene della cosa pubblica), rispetto alla quale nulla deve essere preferibile per qualcuno], vi esorto - in nome [pro] della mia alta e riconosciuta responsabilit? politica [pro mea diligentia? summa et cognita vobis]; vi prego - in virt? [pro] della (mia) autorit? consolare; vi scongiuro - in considerazione [pro] della gravit? del fatto [lett. magnitudine periculi; nota la figura retorica della climax ascendente] a che voi provvediate alla tranquillit? [otio], alla pace, alla salvezza ed alla vita vostra e dell'intera Roma [lett. ceterorum civium, degli altri cittadini]. E sempre io [lett. io stesso], stavolta sotto le spoglie del difensore e dell'amico (dell'imputato) [lett. deinde, poi, in secondo luogo: in correlazione col "primum" di sopra; adductus officio?, spinto dal (mio) dovere di difensore e?], vi chiedo e vi supplico, o giudici, a non [ut ne] inficiare [obruatis] il recente successo [gratulationem, lett. acclamazione] di L. Murena - uomo sfortunato, e minato da mali fisici e afflizioni mentali - con un nuovo motivo di afflizione. Costui, poco fa [il tuo "modo"; in correlazione col "nunc" successivo] appariva (come un) uomo felice e fortunato, incensato (com'era) della carica massima [= consolato] dal [lett. del] popolo di Roma, primo (rampollo) di un'antica famiglia, primo (cittadino) di un'antichissima cittadina ad esser giunto fin l? [lett. ad aver conseguito (il tuo "attulisset") il consolato, appunto]; ora (invece), lo stesso (Murena) - in uno stato miserevole [<in> squalore et sordibus], malaticcio, piangente e disperato - vi supplica [lett. ? vostro supplice], o giudici, reclama la vostra fiducia, implora la vostra misericordia, guarda (con trepidazione e speranza) alla vostra autorit? ed al vostro appoggio [opes].
Trad. Bukowski
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