Data:
06/09/2002 12.09.45
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Scusa precedenti incomprensioni e contrattempi :).
Cicerone, Lo stato, II, 34 e sgg. passim
In origine, a Roma [locativo] vigeva il sistema monarchico [lett. i re tennero?]. Fu probabilmente allora [lett. tum? videtur; allora? sembra (che Roma)?], per la prima volta (nella sua storia), che il popolo (romano) [civitas] affin? la propria levatura intellettuale [doctior facta esse] grazie all'apporto di una cultura [doctrina] straniera [insitiva, "d'importazione"]. E ci?, a quanto si racconta, fu dovuto all'opera di un certo Demarato [lett. raccontano (ferunt) che ci fu un certo?], di Corinto, personalit? di spicco [principem] della sua citt? in quanto ad onore, autorit? ed averi [abll. di limitazione]; il quale (Demarato) - non essendo riuscito [cum? non potuisset] a sopportare [ferre] il tiranno di Corinto Cipselo [ma in corretto italiano andrebbe: intollerante alla tirannia di Cipselo, che vigeva a Corinto] - se ne fugg?, a quanto si racconta [dicitur], (dalla sua citt?) con buona parte dei suoi averi [cum magna pecunia], per rifugiarsi [questo tipo di endiadi, generalmente, va "legata" con un'espressione di scopo/fine] a Tarquinia, citt? molto fiorente dell'Etruria [nota come, correttamente, si "estragga" il nome proprio della citt?, per renderlo in acc. sempl. di moto a luogo, da "urbem", resa con "in+acc." di moto a luogo; tipico nelle circostanze di "denominazione"]. Quando venne a sapere che la tirannia di Cipselo si era consolidata, (Demarato) - uomo di liberi e saldi princ?pi [lett. libero e forte] - rinneg? [rendo cos? "defugit"] la (propria) patria e acquis? cittadinanza di Tarquinio [et adscitus est civis a Tarquiniensibus], eleggendo suddetta citt? a propria dimora [atque in ea civitate domicilium et sedes collocavit]. Ivi - avendo avuto due figli da una donna di Tarquinia - li fece erudire [erudivit] in tutte le discipline [artibus], secondo [ad] la didattica [disciplinam] (tipica) dei Greci. Morto, poi, Demarato e il secondogenito, il primogenito si trasfer? a Roma e - dopo aver facilmente ottenuto la cittadinanza, in virt? della sua "humanitas" [lascio intradotto il termine, francamente intraducibile per la sua pregnanza] e della sua immensa cultura - divenne (cos?) intimo [familiaris] del re Anco, al punto che [eo, quo] era creduto partecipe di ogni decisione (del re) e, praticamente, un "re aggiunto" [socius regni"]. Egli (infatti) era un tipo molto "alla mano" [summa comitas erat in eo], ben disposto nei confronti di tutti i suoi concittadini [summa benignitas (erat in eo)]. Cos?, alla morte di (Anco) Marcio, fu creato re per suffragio unanime [cunctis populi suffragiis rex], (col nome di) L. Tarquinio; aveva infatti cos? mutato il suo nome dal suo (originario) greco, per dare a vedere [videretur] d'aver assimilato [imitatus] fino in fondo [omni genere] i costumi [consuetudinem] di questo popolo. Sappiamo [accepimus] (inoltre) che, sempre lui, fu il primo ad istituire i "Ludi Massimi", detti (anche) "Romani".
Trad. Bukowski
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