Data:
08/09/2002 17.44.06
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Livio, Storia di Roma, XXII, 57 passim, con leggere omissioni.
Nello stesso anno della pesante disfatta romana a Canne [lett. lo stesso anno in cui l'esercito?], due vestali - Opimia e Feronia - furono riconosciute colpevoli di delitti contro la castit? [stupri compertae sunt; la castit? era condizione precipua delle sacerdotesse]: l'una [altera, in correlazione con il successivo] venne sepolta viva [necata est sub terra], secondo il rito consueto, nelle adiacenze della Porta Collina; l'altra si suicid? [sibimet ipsa mortem conscivit]. Lucio Cantilio, segretario pontificale, che aveva commesso atti impuri con Floronia, venne bastonato, nel comizio, dal Pontefice Massimo (con tale violenza) da morire tra le percosse. Poich? questo atto di empiet? [nefas] era stato interpretato quale (nefasto) prodigio [versus esset in prodigium], in un clima di tale disfatta [inter tot clades], i decemviri ricevettero l'ordine di consultare i libri sibillini. Di contro, Quinto Fabio Massimo venne spedito dall'oracolo di Delfi, ad informarsi [siscitatum, participio con valore finale, non raro in dipendenza di verbi di moto] con quali preghiere e sacrifici fosse possibile placare l'ira divina [lett. la costruz. ? al passivo: gli dei potessero?] e quale esito sarebbe sortito da tali e tante disgrazie. Nel frattempo, furono esercitati sacrifici straordinari: tra i quali: la sepoltura viva di un uomo e di una donna di origine gallica [lett. un uomo e? furono sepolti], e di un uomo e di una donna di origine greca, nel foro Boario, in un luogo recintato da pietre, gi? in precedenza macchiato dal sangue di vittime umane. Placati (in questo modo) - a quanto si pensava [rebantur - reor] - gli dei, Marco Claudio Marcello invi? a Roma, da Ostia, 1500 soldati, che aveva arruolati nella flotta, con mansioni di presidio [affinch? fossero di?] alla citt?.
Trad. Bukowski
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