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Mittente:
Bukowski
Re: sempre livio   stampa
Data:
09/09/2002 11.11.51




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Caro/a amico/a, ti posto le due versioni. Ti avviso, per?, che non sono stilate da me, ma ricavate da un testo cartaceo. Ragion per cui, essendo tradotte da un professionista, non sono proprio "letteralissime". Ti invito dunque ad usare i seguenti due testi solo come semplici raffronti di tue eventuali traduzioni. Se poi trovi qualche difficolt? insormontabile, contattami pure.
Infine, ti consiglio - prima di postare - di appurare se il testo originale non sia gi? presente in rete, in modo tale che ti eviti la fastidiosa, e improduttiva, digitazione ;). Utilizza, per questo scopo, www.yahoo.com .

Livio, Storia di Roma, XXVI, 11 passim

[11] Postero die transgressus Anienem Hannibal in aciem omnes copias eduxit; nec Flaccus consulesque certamen detractauere. instructis utrimque exercitibus in eius pugnae casum in qua urbs Roma uictori praemium esset, imber ingens grandine mixtus ita utramque aciem turbauit ut uix armis retentis in castra sese receperint, nullius rei minore quam hostium metu. et postero die eodem loco acies instructas eadem tempestas diremit; ubi recepissent se in castra, mira serenitas cum tranquillitate oriebatur. in religionem ea res apud Poenos uersa est, auditaque uox Hannibalis fertur potiundae sibi urbis Romae modo mentem non dari, modo fortunam. minuere etiam spem eius duae aliae, parua magnaque, res, magna illa quod cum ipse ad moenia urbis Romae armatus sederet milites sub uexillis in supplementum Hispaniae profectos audiit, parua autem quod per eos dies eum forte agrum in quo ipse castra haberet uenisse nihil ob id deminuto pretio cognitum ex quodam captiuo est.

11. Il giorno dopo Annibale riattravers? l'Aniene e schier? tutte le truppe a battaglia: FIacco e i consoli non rifiutarono certo lo scontro. Mentre gli eserciti erano schierati su contrapposti fronti per l'eventualit? di quella battaglia il cui vincitore avrebbe avuto in premio la citt? di Roma, un gran acquazzone misto a grandine scompigli? a tal punto i due schieramenti che, trattenute a stento le armi, i soldati di entrambi gli eserciti si rifugiarono negli accampamenti con uno spavento non minore di quello che provavano nei riguardi del nemico. Il giorno seguente gli eserciti si schierarono nello stesso luogo ma furono separati da un'identica tempesta: appena si ritiravano negli accampamenti, il cielo tornava sorprendentemente tranquillo e sereno. Quel fatto fu accolto dai Cartaginesi con timori superstiziosi: a quanto si tramanda, qualcuno ud? Annibale pronunciare una battuta secondo cui gli d?i negavano ora la volont? ora la fortuna di impadronirsi di Roma. A ridimensionare le speranze di Annibale concorsero anche altri due fatti, uno rilevante, l'altro meno. Il fatto rilevante: mentre egli stava in armi accampato davanti alle mura della citt? di Roma, sent? dire che dei contingenti erano partiti a bandiere spiegate per andare a rinforzare gli eserciti spagnoli; il fatto meno rilevante: in quei giorni venne casualmente a sapere da un prigioniero che proprio quel terreno su cui egli aveva l'accampamento era stato venduto ma l'occupazione di Annibale non aveva comportato una bench? minima perdita di valore.





Livio, Storia di Roma, XXVII, 19 passim

[19] Hasdrubal iam ante quam dimicaret pecunia rapta elephantisque praemissis, quam plurimos poterat de fuga excipiens praeter Tagum flumen ad Pyrenaeum tendit. Scipio castris hostium potitus cum praeter libera capita omnem praedam militibus concessisset, in recensendis captiuis decem milia peditum, duo milia equitum inuenit. ex his Hispanos sine pretio omnes domum dimisit, Afros uendere quaestorem iussit. circumfusa inde multitudo Hispanorum et ante deditorum et pridie captorum regem eum ingenti consensu appellauit. tum Scipio silentio per praeconem facto sibi maximum nomen imperatoris esse dixit quo se milites sui appellassent: regium nomen alibi magnum, Romae intolerabile esse. regalem animum in se esse, si id in hominis ingenio amplissimum ducerent, taciti iudicarent: uocis usurpatione abstinerent. sensere etiam barbari magnitudinem animi, cuius miraculo nominis alii mortales stuperent id ex tam alto fastigio aspernantis.

19. Asdrubale, che gi? prima della battaglia aveva arraffato il denaro e provveduto a mandare avanti gli elefanti, pass? il fiume Tago, dirigendosi verso i Pirenei e raccogliendo quanti pi? soldati pot? tra quelli sbandati in fuga. Scipione, una volta preso possesso degli accampamenti nemici, avendo concesso ogni cosa al bottino dei soldati (esclusion fatta per gli uomini liberi), nel fare l'elenco dei prigionieri trov? diecimila fanti e duemila cavalieri. Tra di essi rimand? a casa senza esigere riscatto gli Ispani, mentre ordin? al questore di vendere gli Africani. Una folla formata da Ispani, da coloro che si erano precedentemente arresi, dai prigionieri catturati il giorno prima gli si assiep? attorno, acclamandolo re con unanime consenso. Scipione intim? allora silenzio per mezzo di un araldo e disse che gi? egli possedeva il nome di comandante supremo con cui lo potevano chiamare i suoi soldati. Quanto al termine "re", tanto valutato da altre parti, era del tutto intollerabile a Roma. Giudicassero in silenzio se in lui abitava un'anima da re (e se pensavano che quella rappresentasse la massima nobilt? per un uomo), ma si astenessero dall'usare quel termine. Perfino dei barbari intuirono la grandezza d'animo di un uomo che da simile prestigiosa altezza era capace di disprezzare un titolo il cui straordinario valore avrebbe abbagliato qualsiasi altro uomo.

Trad. G. D. Mazzocato [Newton]
  sempre livio
      Re: sempre livio
 

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