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Mittente:
Bukowski
Re: Trad Tusculane disputationes II,60   stampa
Data:
11/09/2002 15.45.57




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Cicerone, Tusculane, II, 60

60 Dices: quid in pace, quid domi, quid in lectulo? ad philosophos me revocas, qui in aciem non saepe prodeunt. E quibus homo sane levis, Heracleotes Dionysius, cum a Zenone fortis esse didicisset, a dolore dedoctus est. Nam cum ex renibus laboraret, ipso in eiulatu clamitabat falsa esse illa quae antea de dolore ipse sensisset. Quem cum Cleanthes condiscipulus rogaret quaenam ratio eum de sententia deduxisset, respondit: "Quia, cum tantum operae philosophiae dedissem, si dolorem tamen ferre non possem, satis esset argumenti malum esse dolorem. Plurimos autem annos in philosophia consumpsi nec ferre possum; malum est igitur dolor. "Tum Cleanthem, cum pede terram percussisset, versum ex Epigonis ferunt dixisse:
Audisne haec Amphiarae sub terram abdite?
Zenonem significabat, a quo illum degenerare dolebat.

Dirai: "E che cosa (fare in tempo di) pace, e quando si ? a casa [domi, locativo], e a letto? Mi fai pensare [me revocas] ai filosofi, i quali raramente [lett. non sempre] vanno in guerra. Uno di loro, un tipo [homo] di certo "alla leggera" [sane levis, cio? poco serio] - Dioniso di Eraclea - pur avendo imparato da Zenone il segreto del coraggio [lett. (come) essere coraggioso], (tuttavia) lo dimentic? [lett. "disimpar?"] a causa di un forte dolore.
Infatti, essendosi ammalato di reni ["laborare ex renibus" ? espressione idiomatica], mentre si lamentava [in ipso eiulatu], gridava che tutto ci? ch'egli aveva appreso [sensisset], prima d'allora, a riguardo del dolore, era una baggianata [lett. era falso]. Quando un (suo) condiscepolo gli chiese la ragione di questo ricredersi [quaenam ratio deduxisset eum de sententia; lett. quale motivo lo avesse stornato?], egli rispose: "Perch?, qualora avessi dedicato tanta fatica alla filosofia, se non riuscissi tuttavia a sopportare il dolore, questa ? la prova sufficiente [satis est] dell'argomentazione (secondo la quale) il dolore ? un male. Io (appunto) ho dedicato tanti anni (della mia vita) alla filosofia, eppure non riesco a sopportarlo (il dolore): ne consegue che il dolore ? un male".
Si racconta che Cleante, dopo aver battuto il piede a terra, recit? un verso dagli Epigoni [? il titolo di un'opera]: "Ascolti, Anfiarao, tu che sei sottoterra?". (Cleante) alludeva [significabat] a Zenone, (dato che) gli dispiaceva che quello [Dioniso] lo avesse disonorato [degenerare regge a/ab + abl; Cicerone vuol dire che Dioniso aveva tradito, in modo molto ingrato, l'insegnamento del Maestro, secondo l'opinione, appunto, di Cleante].

Trad. Bukowski
  Trad Tusculane disputationes II,60
      Re: Trad Tusculane disputationes II,60
 

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