Data:
20/09/2002 17.52.41
rispondi
al msg
nuovo
msg
cerca nel forum
torna
all'indice |
Seneca, Medea, vv. 447-489
Medea: fugimus, Iason, fugimus - hoc non est novum, mutare sedes; causa fugiendi nova est: pro te solebam fugere. discedo, exeo, 450 penatibus profugere quam cogis tuis. at quo remittis? Phasin et Colchos petam patriumque regnum quaeque fraternus cruor perfudit arva? quas peti terras iubes? quae maria monstras? pontici fauces freti 455 per quas revexi nobilem regum manum adulterum secuta per Symplegadas? parvamne Iolcon, Thessala an Tempe petam? quascumque aperui tibi vias, clausi mihi - quo me remittis? exuli exilium imperas 460 nec das. eatur. regius iussit gener: nihil recuso. dira supplicia ingere: merui. cruentis paelicem poenis premat regalis ira, vinculis oneret manus clausamque saxo noctis aeternae obruat: 465 minora meritis patiar - ingratum caput, revolvat animus igneos tauri halitus interque saevos gentis indomitae metus armifero in arvo flammeum Aeetae pecus, hostisque subiti tela, cum iussu meo 470 terrigena miles mutua caede occidit; adice expetita spolia Phrixei arietis somnoque iussum lumina ignoto dare insomne monstrum, traditum fratrem neci et scelere in uno non semel factum scelus, 475 ausasque natas fraude deceptas mea secare membra non revicturi senis: 478 per spes tuorum liberum et certum larem, per victa monstra, per manus, pro te quibus 480 numquam peperci, perque praeteritos metus, per caelum et undas, coniugi testes mei, miserere, redde supplici felix vicem. 477 aliena quaerens regna, deserui mea: 483 ex opibus illis, quas procul raptas Scythae usque a perustis Indiae populis agunt, 485 quas quia referta vix domus gaza capit, ornamus auro nemora, nil exul tuli nisi fratris artus: hos quoque impendi tibi; tibi patria cessit, tibi pater, frater ,pudor - hac dote nupsi. redde fugienti sua.
MEDEA Debbo fuggire, Giasone, fuggire. Non ? una novit?, per me, cambiare paese; la novit? ? nella causa. Prima fuggivo per te. Vado, sparisco. Questa donna, che costringi a lasciare la tua casa, da chi la mandi? Debbo ritornare al Fasi, ai Colchi, al regno di mio padre? Ai campi bagnati dal sangue di mio fratello? Quali terre mi ordini di raggiungere? Quali mari mi suggerisci? Lo stretto del Ponto? ? l?, tra le Simplegadi, che ho guidato una nobile schiera di re, seguendo un mentitore. Debbo raggiungere la piccola Iolco o Tempe nella Tessaglia? Ogni strada che ho aperto a te, a me l'ho chiusa. Dove mi mandi, allora? Tu costringi l'esule all'esilio, senza darle un luogo per l'esilio. Si parta, ? il genero del re che lo ordina. Accetto tutto, io. Vuoi aggiungere qualche supplizio? Me lo sono meritato. L'ira del re calpesti con pene sanguinose questa donnaccia, le incateni i polsi, la seppellisca nella notte eterna di una rupe. Sar? sempre meno di ci? che merito... Essere ingrato, perch? non lo ricordi, il toro dall'alito di fuoco? Tra il terrore di una gente indomita, nel campo che generava guerrieri, il gregge di Eeta dava fiamme. E i dardi del nemico che sorse d'un tratto dal suolo? Al mio cenno, i figli bellicosi della terra si diedero l'un l'altro la morte. E il vello d'oro, che tanto bramavi, dell'ariete di Frisso? Mettilo sul conto. E con lui il drago sempre vigile, i cui occhi io costrinsi al sonno, che a lui era sconosciuto. E anche l'assassinio di mio fratello, e tutti i delitti racchiusi in un solo delitto, e la frode con cui indussi le figlie di Pelia a squartare il vecchio genitore nella speranza che tornasse a vivere. Per cercare regni altrui ho abbandonato il mio. Per la speranza che nutri di avere altri figli, per il tuo focolare ormai sicuro, per tutti i mostri che ho vinto, per queste mani che per te non ho mai risparmiato, per tutti i pericoli che ho corso, per il cielo ed il mare che furono testimoni al nostro matrimonio, io ti prego di avere piet?. Rendi, tu che sei felice, ci? che devi a questa disperata. Delle nostre ricchezze - gli Sciti vanno a rapirle lontano, sino tra gli Indiani arsi dal sole, e noi orniamo d'oro le selve perch? la reggia li contiene a stento, i nostri tesori - nulla ho portato meco nell'esilio se non le membra di mio fratello, ma anche queste le ho sacrificate per te. Fratello, padre, patria, anche il pudore: finito tutto! Con questa dote mi sono sposata. Rendimeli, i miei beni, ora che debbo fuggire.
Trad. tratta dai testi completi presenti sulla rete.
Il brano su Lucrezia lo trovi agevolmente nel nostro "cerca il brano", ovvero cliccando qui:
http://www.progettovidio.it/dettagli....
e passim successivo.
[N.B. per accedere all'opzione cerca il brano, devi visualizzare anche il frame sottostante, all'indirizzo www.progettovidio.it ]
saluti
|