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Mittente:
Bukowski
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Data:
04/10/2002 18.42.36
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Caro Babaluga, ti invito ad essere pi? attento a cercare nel sito ;). Il brano di Cicerone, appartenente al Somnium, ? gi? in database:
http://www.progettovidio.it/dettagli1...
Quello di Seneca appartiene alle opere che, se non sbaglio, tempo fa proprio tu mi segnalasti.
Seneca, La tranquillit? dell'animo, II passim
2 Opus est itaque non illis durioribus, quae iam transcucurrimus, ut alicubi obstes tibi, alicubi irascaris, alicubi instes grauis, sed illo quod ultimum uenit, ut fidem tibi habeas et recta ire te uia credas, nihil auocatus transuersis multorum uestigiis passim discurrentium, quorundam circa ipsam errantium uiam. 3 Quod desideras autem magnum et summum est deoque uicinum, non concuti. Hanc stabilem animi sedem Graeci euthymian uocant, de qua Democriti uolumen egregium est, ego tranquillitatem uoco: nec enim imitari et transferre uerba ad illorum formam necesse est; res ipsa de qua agitur aliquo signanda nomine est, quod appellationis graecae uim debet habere, non faciem. 4 Ergo quaerimus quomodo animus semper aequali secundoque cursu eat propitiusque sibi sit et sua laetus aspiciat et hoc gaudium non interrumpat, sed placido statu maneat, nec attollens se umquam nec deprimens. Id tranquillitas erit. Quomodo ad hanc perueniri possit in uniuersum quaeramus; sumes tu ex publico remedio quantum uoles.
2. C'? bisogno dunque non di quei provvedimenti pi? duri che orinai ci siamo lasciati alle spalle, cio? che a volte tu lotti con te stesso, altre monti in collera con te, altre ancora ti incalzi pesantemente, ma di quello che viene da ultimo, che tu abbia fiducia in te stesso e creda di procedere per la strada giusta, non facendotene assolutamente distogliere dalle orme incrociate dei molti che vagano in tutte le direzioni, di alcuni che sbandano proprio ai margini della strada. 3.Quanto a ci? di cui senti la mancanza, ? qualcosa di grande, di eccelso, di vicino a dio, il non essere turbato. Questa stabilit? dell'animo, sulla quale c'? quel volume egregio di Democrito, i Greci la chiamano "euthymia", io la chiamo tranquillit?; infatti non ? necessario imitare e traslitterare un termine secondo la forma greca: lo stesso oggetto di cui si tratta va contrassegnato con un nome, che deve avere l'efficacia, non l'aspetto della dizione greca. 4.Dunque noi ci chiediamo in che modo gli stati d'animo possano seguire un andamento sempre regolare e favorevole e l'animo sia propizio a se stesso e guardi con contentezza a ci? che lo concerne e non interrompa questa felicit?, ma rimanga in uno stato di benessere, senza mai esaltarsi o deprimersi: questo costituir? la tranquillit?. In che modo si possa pervenire ad essa cerchiamolo in generale: tu prenderai dalla medicina comune quanto vorrai.
Fonte: http://www.filosofia.3000.it/
Saluti
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