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Mittente:
Bukowski
Re: seneca   stampa
Data:
17/11/2002 15.19.53




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Seneca, Ep. 39. 5-6 (Maturit? classica 1967, I sessione)
Qui hostis in quemquam tam contumeliosus fuit quam in quosdam voluptates suae sunt? Quorum inpotentiae atque insanae libidini ob hoc unum possis ignoscere, quod quae fecere patiuntur. Nec inmerito hic illos furor vexat; necesse est enim in immensum exeat cupiditas quae naturalem modum transilit. Ille enim habet suum finem, inania et ex libidine orta sine termino sunt. Necessaria metitur utilitas: supervacua quo redigis? Voluptatibus itaque se mergunt quibus in consuetudinem adductis carere non possunt, et ob hoc miserrimi sunt, quod eo pervenerunt ut illis quae supervacua fuerant facta sint necessaria. Serviunt itaque voluptatibus, non fruuntur, et mala sua, quod malorum ultimum est, amant.

5 Nessuno ? stato oltraggiato tanto da un nemico quanto certi uomini dai propri piaceri. La loro sfrenatezza e la loro insana libidine pu? essere perdonabile solo perch? quello che hanno fatto ricade su di loro. E questa follia li tortura a ragione; i desideri che superano i confini naturali sfociano inevitabilmente nella dismisura: la natura ha un suo limite, mentre i desideri vani e scaturiti dalla libidine non ne hanno. 6 L'utilit? d? la misura del necessario: ma il superfluo in che modo si pu? misurarlo? Alcuni, perci? si immergono nei piaceri e, abituatisi, non ne possono pi? fare a meno e sono davvero infelici perch? arrivano al punto che per loro il superfluo diventa necessario. Non godono dei piaceri, ne sono schiavi e per giunta, e questo ? il male estremo, i propri mali li amano.
  seneca
      Re: seneca
 

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