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Mittente:
bukowski
Re: Traduzione   stampa
Data:
11/03/2003 18.06.53




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I parte gi? in forum

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II parte

Quintiliano, Institutio oratoria, II, 2, 9-15

[9] Minime uero permittenda pueris, ut fit apud plerosque, adsurgendi exultandique in laudando licentia: quin etiam iuuenum modicum esse, cum audient, testimonium debet. Ita fiet ut ex iudicio praeceptoris discipulus pendeat, atque [10] id se dixisse recte quod ab eo probabitur credat. Illa uero uitiosissima, quae iam humanitas uocatur, inuicem qualiacumque laudandi cum est indecora et theatralis et seuere institutis scholis aliena, tum studiorum perniciosissima hostis: superuacua enim uidentur cura ac labor parata quidquid [11] effuderint laude. Vultum igitur praeceptoris intueri tam qui audiunt debent quam ipse qui dicit: ita enim probanda atque improbanda discernent; sic stilo facultas conprotinget, [12] auditione iudicium. At nunc proni atque succincti ad omnem clausulam non exsurgunt modo uerum etiam excurrunt et cum indecora exultatione conclamant. Id mutuum est et ibi declamationis fortuna. Hinc tumor et uana de se persuasio usque adeo ut illo condiscipulorum tumultu inflati, si parum a praeceptore laudentur, ipsi de illo male sentiant. [13] Sed se quoque praeceptores intente ac modeste audiri uelint: non enim iudicio discipulorum dicere debet magister, sed discipulus magistri. Quin, si fieri potest, intendendus animus in hoc quoque, ut perspiciat quae quisque et quo modo laudet, et placere quae bene dicet non suo magis quam eorum nomine delectetur qui recte iudicabunt.
[14] Pueros adulescentibus permixtos sedere non placet mihi. Nam etiamsi uir talis qualem esse oportet studiis moribusque praepositum modestam habere potest etiam iuuentutem, tamen uel infirmitas a robustioribus separanda est, et carendum non solum crimine turpitudinis uerum etiam suspicione. [15] Haec notanda breuiter existimaui. Nam ut absit ab ultimis uitiis ipse ac schola ne praecipiendum quidem credo. Ac si quis est qui flagitia manifesta in eligendo filii praeceptore non uitet, iam hinc sciat cetera quoque, quae ad utilitatem iuuentutis componere conamur, esse sibi hac parte omissa superiuuenuacua.

9. D'altro canto non bisogna affatto permettere ai ragazzi - come invece accade sovente - la libert? di alzarsi e di esultare quando vengono elogiati: anzi, l'assenso dei giovani, quando ascolteranno, deve essere contenuto. Se no accadr? che l'alunno rimarr? vincolato al giudizio del suo docente e creder? di aver parlato bene solo per il fatto di essere approvato da questi. 10. In realt? quel terribile vizio (che si scambia per cortesia) di elogiarsi a vicenda per qualsiasi cosa, se da un lato ? sconveniente, teatrale ed estraneo a una formazione scolastica rigorosa, dall'altro ? anche un nemico pericolosissimo per gli studi: fa sembrare infatti del tutto inutili l'applicazione e la fatica, se c'? una lode pronta per qualsiasi cosa si sia fatta uscire dalla bocca. 11. Sia coloro che ascoltano, sia chi prende la parola devono pertanto guardare in faccia l'insegnante: perch? ? cos? che riusciranno a distinguere ci? che ? giusto e ci? che ? sbagliato; se scrivendo si acquisiscono doti di eloquenza, con l'ascolto si acquisisce la capacit? di giudizio. 12. Al giorno d'oggi invece i ragazzi, pronti e come gi? in posizione, non solo si alzano alla fine di ogni periodo del discorso, ma addirittura corrono di qua e di l? e schiamazzano esultando in modo vergognoso. Questo lo fanno incitandosi a vicenda e il successo della declamazione finisce per essere tutto l?. Ne conseguono una supponenza e una vacua autostima tali che, esaltati come sono da quello strepitare dei compagni, se vengono elogiati poco dall'insegnante prendono il poveretto in antipatia. 13. Gli insegnanti invece pretendano di farsi ascoltare anche loro: con attenzione e disciplina, poich? un docente non deve parlare condizionato dal giudizio dei suoi alunni; semmai deve accadere il contrario. E anzi, nei limiti del possibile, chi insegna si preoccupi di osservare ci? che ogni alunno possa elogiare e in che modo, e si compiaccia del successo che potr? avere ci? che dir? bene: non tanto per una sua gratificazione, ma per coloro che giudicheranno equamente.
14. Non mi va che i ragazzini e i giovani con qualche anno in pi? siedano tutti insieme. Infatti anche se un uomo tale, quale dovrebbe essere quello che si sia indirizzato agli studi e a una precisa formazione morale, ? in grado di mantenere la disciplina fra i giovani, tuttavia chi ? pi? debole va separato da chi ? pi? forte e bisogna non solo evitare episodi indecorosi, ma non bisogna nemmeno esserne sfiorati dal sospetto. Ho pensato che quest'aspetto andasse accennato in poche parole. 15. Infatti credo che non si debba neanche raccomandare che l'insegnante in prima persona e l'istituzione scolastica stiano alla larga dai vizi peggiori. Ma se c'? qualcuno che, scegliendo il precettore per il proprio figlio, non evita il rischio di un'immoralit? che pure ? palese, sappia fin d'ora che, se viene a mancare questo aspetto, anche tutti gli altri argomenti che cerchiamo di affrontare a vantaggio del ragazzo risultano del tutto inutili.

Trad. S. Beta
  Traduzione
      Re: Traduzione
 

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