Data:
13/05/2003 16.51.52
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Livio, Storia di Roma, XXXIX, 40 passim e con modifiche
M. Porcio Catone eccelleva su tutti i patrizi appartenenti alle [lett. delle] famiglie in assoluto pi? nobili. In lui c?era [perf. latino ? impf. italiano, per azione completamente passata, nelle narrazioni] tanta forza d?animo e d?ingegno ch?egli stesso appariva artefice della propria fortuna. Era ugualmente esperto [callebat, s?intendeva] dei problemi della vita cittadina [res urbanas] come di quelli della vita in campagna [res rusticas]. (Era inoltre) molto valente in guerra e rinomato per i molti successi; dopo ch?ebbe raggiunto le cariche (pi? alte), (si dimostr?) sonno condottiero. Era [perf. latino ? impf. italiano, per azione completamente passata, nelle narrazioni] (poi) ferratissimo di diritto e molto facondo nell?arte oratoria; della sua eloquenza restano non poche testimonianze in scritti d?ogni genere. Compose molte orazioni, e in difesa di s? stesso, e in difesa d?altri, e contro altri ancora [orazioni, dunque, di difesa e di accusa]. Sfianc? [fatigavit] gli avversari politici non solo portando accuse ma anche impegnandosi nelle difese [dicendo causas]. Era [come sopra] (infine) di carattere intrattabile [asperi] e di lingua mordace e tagliente, ma d?animo integro e di rigorosa probit?, dispregiatore di favoritismi e ricchezze. In ogni cosa, dimostrava [fuit, vd. sopra] singolare zelo: infaticabile contadino, giurisperito [suppongo ?iuris?], grande oratore e amantissimo delle (belle) lettere. Nel coltivare le quali, per quanto in tarda et?, raggiunse tuttavia traguardi importanti.
Trad. Bukowski
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