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Mittente:
bukowski
Re: poesia nell'et? augustea   stampa
Data:
09/10/2003 18.17.59




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Non c?? problema, caro collega Thunder. Ti riporto il profilo letterario stilato dal Perelli, in Storia della letteratura latina, Paravia, 2a ed. 1991, pagg. 369-361

Le dissonanze e i dissidi che contrassegnano le grandi personalit? dell'et? di Cesare si vanno attenuando con l'avvento della pace augustea, che si riflette in una maggiore armonia degli spiriti, in un pi? sereno equilibrio interiore. Tuttavia il passaggio fra i due periodi avviene gradualmente, ed i maggiori poeti dell'et? augustea, Virgilio e Orazio, risentono ancora delle drammatiche esperienze sofferte nella giovinezza, e da queste ricavano la profondit? della loro meditazione sulla condizione umana.
Augusto intendeva valersi della cultura e dei letterati in appoggio al suo programma di restaurazione dei valori morali e religiosi della tradizione romana e italica; i letterati, almeno in una prima fase, diedero un'adesione non servile a questo programma, in quanto esso si accordava con la loro sincera aspirazione alla pace. I poeti accolgono e propagandano dell'ideologia augustea il concetto della missione universale di Roma, cui spetta di assicurare giustizia, pace e ordine sociale a tutte le genti. I temi politici non sono certo al centro della poesia augustea; tuttavia dal particolare momento storico i poeti traggono l'inclinazione a inserire le esperienze personali in un quadro pi? vasto di meditazione sull'universale sorte degli uomini; dalla riconquistata armonia spirituale deriva poi quell'equilibrio formale, quel senso della misura, quella dignit? di stile, che fanno dell'et? di Augusto il periodo classico per eccellenza.
Virgilio meglio di ogni altro interpreta il passaggio dai travagli dell'et? di Cesare alle speranze dell'et? di Augusto, traendone occasione per indagare il problema del dolore, del male nel mondo e del destino umano. La sua indagine si incentra sul rapporto fra la divinit? e le vicende della storia umana, e il modo di sentire questo rapporto varia seguendo l'evoluzione dei tempi. Nelle Bucoliche, scritte durante le guerre civili, il mondo e la storia appaiono dominati dall'ingiustizia e dalla violenza, e il poeta cerca rifugio nel sogno dell'Arcadia pastorale. Nelle Georgiche, pur tra molte oscillazioni, viene riconosciuto il valore morale della sofferenza e della fatica, e l'amore virgiliano per la terra e per la vita degli umili si innesta, in coincidenza col programma augusteo, sulla celebrazione dell'antica Italia agreste. Nell'Eneide le sofferenze e le guerre appaiono dettate da un disegno provvidenziale, che mira ad assicurare pace e civilt? alle genti mediante la fondazione dell'impero di Roma. Tuttavia il sentimento poetico dominante di Virgilio rimane sempre la piet? per il dolore umano, e il volere della Provvidenza rimane avvolto dall'ombra del mistero e del dubbio, con una visione tragica ed elegiaca che non riesce a raggiungere una soluzione ottimistica.

L'altro grande poeta augusteo, Orazio, attravers? un 'evoluzione per certi aspetti analoga a quella di Virgjlio, ma la profonda differenza di temperamento lo port? a soluzioni diverse. Dopo aver partecipato nella giovinezza alle guerre civili ed aver provato delusioni ed amarezze, che trovano espressione nelle poesie giovanili, gradualmente si ritrasse in se stesso, mirando al perfezionamento morale e al raggiungimento dell'equilibrio interiore, secondo i dettami della filosofia epicurea. A differenza di Virgilio, egli rinuncia ad affrontare il problema di Dio e della sorte dell'uomo, e nella sua poesia lirica uno dei temi dominanti ? proprio l'invito a questa rinuncia. Ciononostante il tema della rinuncia e dell'invito a chiudersi in se stessi ? pur sempre collegato ai grandi temi della morte, del tempo, del destino, dai quali la poesia di Orazio, in apparenza superficiale, riceve solennit? e profondit? di vibrazioni. Il freno dell'ironia e della perfetta misura formale ? l'arma di cui Orazio si vale per difendersi dall'emozione sentimentale troppo forte e dall'urgere dei problemi dell'esistenza; egli riesce sempre a mantenere il dominio di s?, vincendo i segni dell'inquietudine, che affiorano specialmente nelle Epistole. La celebrazione del principato augusteo, per quanto sincera la si voglia considerare, rimane un aspetto marginale della poesia oraziana, che ha il suo centro nella meditazione lirica e nella riflessione intima delle Odi e delle Epistole.

In confronto all'universalit? della poesia di Virgilio e di Orazio minor ampiezza di orizzonti ha la poesia soggettiva d'amore di Tibullo e Properzio. Essi comunque hanno il merito di aver interiorizzato l'elegia alessandrina, trasformandola da narrazione mitologica sentimentale ed erudita in soggettiva effusione di stati d'animo individuali. Tibullo per primo ripudia totalmente l'erudizione mitologica, e trasfonde nell'elegia i suoi sogni e le sue fantasticherie di tenero amore e di vita idillica. Properzio in apparenza fa maggiori concessioni alla poetica alessandrina, ma nella sostanza ? poeta pi? vigoroso, e pu? essere avvicinato a Catullo, sia per l'ardore con cui esprime la passione per Cinzia, sia per il tormento intimo, che nasce dall'aspirazione insoddisfatta ad elevare l'amore e la donna su di un piano superiore alla pura passione dei sensi.
L'unico grande prosatore dell'et? di Augusto, Tito Livio, ? anche l'unico letterato che faccia realmente degli ideali della romanit? il centro della sua arte. Egli ? mosso a scrivere la storia di Roma dall'amore per le tradizioni e per le istituzioni della Repubblica, che egli trasfigura e idealizza con intensa nostalgia. Le sue idealit? repubblicane non gli impediscono di condividere pienamente il programma augusteo di restaurazione religiosa e morale. Vi ? qualcosa di simile fra Virgilio e Livio, specie nella ricerca di saldare il passato di Roma col presente, ma in Livio vi ? minor ricchezza di valori umani, poich? in lui l'attenzione ? principalmente rivolta alle virt? civili. Tuttavia la tensione drammatica ed epica del racconto liviano, pervaso di ammirazione per le virt? eroiche e per la grandezza di Roma antica, gli conferisce piena validit? artistica.

Il fervore intellettuale ed artistico che aveva caratterizzato la prima fase del principato di Augusto si va gradatamente spegnendo quando, secondo la logica della storia, il principato liberale si rivela nella sostanza un assolutismo mascherato. L'assenza di una libera vita politica e il controllo che il principe esercita sulle lettere portano alla decadenza dei grandi ideali, e la letteratura tende a diventare accademia e divertimento da salotto. D'altra parte le rinsaldate strutture amministrative dell'impero e il fervore di costruttive opere di pace favoriscono lo sviluppo della scienza e della tecnica, ed in questo clima storico si colloca l'opera di Vitruvio, il De architectura, ispirata alla fiducia nel progresso umano, e sostenitrice della fusione armonica fra umanesimo e tecnica.
Sul piano letterario la decadenza spirituale e morale viene annunciata da Ovidio, la cui arte brillante e colorita manca di un fondo di solidi ideali, e rispecchia la societ? frivola che si forma alla corte di Augusto e nelle alte classi della capitale. L'arte diventa virtuosismo stilistico e sfoggio di bravura retorica. Ma in Ovidio esistono anche aspetti originali e positivi, che troveranno sviluppo nella letteratura del periodo imperiale: l'analisi sottile del sentimento erotico e delle passioni, la rappresentazione del favoloso e del meraviglioso, la raffinatezza della musica verbale.

Perelli, Storia della letteratura latina, Paravia, 2a ed. 1991, pagg. 369-361
  poesia nell'et? augustea
      Re: poesia nell'et? augustea
 

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