Data:
11/11/2003 22.52.17
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Seneca, La costanza del saggio, V passim
Nam si iniuria alicuius mali patientia est, sapiens autem nullius mali est patiens, nulla ad sapientem iniuria pertinet. 4. Omnis iniuria deminutio eius est in quem incurrit, nec potest quisquam iniuriam accipere sine aliquo detrimento uel dignitatis uel corporis uel rerum extra nos positarum. Sapiens autem nihil perdere potest; omnia in se reposuit, nihil fortunae credit, bona sua in solido habet contentus uirtute, quae fortuitis non indiget ideoque nec augeri nec minui potest; nam et in summum perducta incrementi non habent locum et nihil eripit fortuna nisi quod dedit; uirtutem autem non dat, ideo nec detrahit: libera est, inuiolabilis, inmota, inconcussa, sic contra casus indurata ut ne inclinari quidem, nedum uinci possit; aduersus apparatus terribilium rectos oculos tenet, nihil ex uultu mutat siue illi dura siue secunda ostentantur. 5. Itaque nihil perdet quod perire sensurus sit; unius enim in possessione uirtutis est, ex qua depelli numquam potest
Infatti, se l'ingiuria ? la sopportazione di un male ed il saggio nessun male subisce, nessuna ingiuria riguarda il saggio. 4. Ogni ingiuria ? una perdita per colui contro cui muove e nessuno ? in grado di ricevere un'ingiuria senza qualche danno o della sua posizione sociale o del corpo o delle cose poste fuori di noi: ma al saggio non ? possibile perdere nulla, ogni cosa ha messo da parte in s? stesso, nulla affida alla fortuna, i beni veramente suoi li ha al sicuro, contento della virt?, che non abbisogna di cose offerte dalla fortuna, e perci? non ? in grado di avere n? accrescimenti n? perdite (infatti, ci? che ha raggiunto il vertice, non ha posto per una crescita, e nulla la fortuna porta via, se non ci? che ha dato: la virt? invero non la d?, perci? neppure la strappa via), ? libera, inviolabile, immobile, non subisce turbamenti, a tal punto ? temprata contro le evenienze, che non ? possibile sia piegata, tanto meno vinta; contro gli apparati delle cose che incutono paura, diritti tiene gli occhi, nulla cambia del suo volto, che le si mostrino cose sia dure sia favorevoli. 5. Pertanto, il saggio nulla perder?, che, data la sua natura, possa percepire vada perduto.
Trad. G. Viansino
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