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Mittente:
bukowski
Re: Vitruvio Pollione   stampa
Data:
04/01/2004 15.14.37




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Vitruvio, Architettura, II, 9 passim

Divus Caesar cum exercitum habuisset circa Alpes imperavissetque municipiis praestare commeatus ibique esset castellum munitum quod vocabatur Larignum, tunc qui in eo fuerunt naturali munitione confisi noluerunt imperio parere. itaque imperator copias iussit admoveri. erat autem ante eius castelli portam turris ex hac materia alternis trabibus transversis uti pyra inter se composita alte, uti possent de summo sudibus et lapidibus accedentes repellere. tunc vero cum animadversum est alia eos tela praeter sudes non habere neque posse longius a muro propter pondus iaculari, imperatum fasciculos ex virgis alligatos et faces ardentes ad eam munitionem accedentes mittere. itaque celeriter milites congesserunt. 16. posteaquam flamma circa illam materiam virgas comprehendisset, ad caelum sublata effecit opinionem uti videretur iam tota moles concidisse. cum autem ea per se extincta esset et requieta turrisque intacta apparuisset, admirans Caesar iussit extra telorum missionem eos circumvallari. itaque timore coacti oppidani cum se dedidissent, quaesitum unde essent ea ligna quae ab igni non laederentur. tunc ei demonstraverunt eas arbores, quarum in his locis maximae sunt copiae.

Il Divo Cesare [= Giulio Cesare] aveva fatto appostare l?esercito [conviene sciogliere le proposizioni dipendenti in principali narrative] nelle zone alpine ed aveva dato ordine ai municipi di fornire scorte. V?era l? una fortezza [castellum munitum], chiamata Larigno, i cui abitanti [qui in eo fuerunt], confidando [?confisi? ha valore attivo] nella difesa naturale (di cui si avvaleva la costruzione), non vollero obbedire all?ordine. Al che, il condottiero [= Cesare, appunto] fece avanzare [costr. ?iubeo? + inf. passivo] (minacciosamente) le truppe (per l?attacco). Dinanzi alla porta d?accesso al castello, s?ergeva di molto [erat?alte] una torre, fatta di questo legno [materia], e costruita con un?intelaiatura di travi [alternis trabibus transversis], a mo? di [uti = ut] pira, tal che essi [gli abitanti della fortezza] potevano respingere gl?invasori [accedentes] (lanciando) dall?alto lancillotti [? un?arma] e massi.
Constatato, tuttavia, ch?essi non avevano altri tipi di dardi che (appunto) i lancillotti, e che non potevano lanciarli troppo lontano dalle mura perch? pesanti [propter pondus], fu dato ordine di assembrare piccoli fasci di virgulti per farne torce che gli assedianti, poi, scagliassero contro la fortificazione [ho tradotto liberamente: tieni conto, comunque, che ?imperatum (est)? ? reggente, ?accedentes? ? sogg. dell?infinitiva e ?alligatos? ? participio congiunto che va sciolto]. I soldati, allora, assembrarono velocemente (le torce).
Non appena la fiamma attecch? al legname (della torre), divamp? fino al cielo e diede impressione [effecit opinionem uti videretur] che l?intera mole (della torre stessa) fosse andata in rovina; invece, esauritasi [ea per se extincta esset et requieta; s?intende la fiamma, ovviamente], la torre riapparve intatta: Cesare, stupito, ordin? allora di stringere d?intorno [ancora costr. ?iubeo? + inf. passivo] con un vallo gli assediati [eos], (tenendosi) al di fuori della gittata dei dardi. Al che, coloro che occupavano la fortezza [circonlocuzione per ?oppidani?] si arresero [ancora trasformazione di dipendente in principale narrativa], presi dalla paura. Fu chiesto (loro) dove fosse stato ricavato quel legname resistente al fuoco: essi mostrarono a Cesare (ei) gli alberi, che in quelle zone si trovano in grande abbondanza [si trattava di larici, da cui appunto ?Larignum?, forse l?odierna Arignano].

Trad. Bukowski



Vitruvio, Architettura, IV, 5 passim

1. Regiones autem quas debent spectare aedes sacrae deorum inmortalium, sic erunt constituendae uti si nulla ratio inpedierit liberaque fuerit potestas, aedis signumque quod erit in cella conlocatum spectet ad vespertinam caeli regionem, uti qui adierint ad aram immolantes aut sacrifica facientes spectent ad partem caeli orientis ad simulacrum quod erit in aede, et ita vota suscipientes contueantur eadem exorientem caelum ipsaque simulacra videantur exorientia contueri supplicantes et sacrificantes. 2. sin autem loci natura interpellaverit, tunc convertendae sunt earum regionum constitutiones, uti quam plurima pars moenium e templis deorum conspiciatur. item si secundum flumina aedes sacrae fient, ita uti Aegypto circa Nilum, ad fluminis ripas videntur spectare debere. similiter si circum vias publicas erunt aedificia deorum, ita constituantur uti praetereuntes possint respicere et in conspectu salutationes facere.

L?orientazione dei templi cos? sar? da stabilire che, se nessuna ragione lo impedisca e se vi sia libert? di scelta, il tempio e il simulacro del dio collocato nella cella guardino a occidente; cos? quelli che si presentano all'ara per il sacrificio si volteranno verso oriente e verso il simulacro nella cella, e offrendo i loro voti guarderanno il tempio e il cielo orientale: sembrer? che l'effigie del dio, quasi in persona sorgendo, guardi dall'oriente i fedeli che supplicano e sacrificano. Questa ? la ragione per cui sembra opportuno che tutte le are degli dei guardino a oriente.
2 - Se poi la natura del luogo frapponga ostacoli, allora, cambiando le disposizioni normali, si deve, nell'orientamento, tener per norma che dai templi si veda la massima parte delle mura. Parimenti, se un tempio dovr? sorgere lungo un fiume - come in Egitto lungo il Nilo - sembra opportuno che il tempio debba guardare il fiume. Similmente, se i templi saranno lungo le pubbliche vie, si orientino in modo che i passanti li possano guardare davanti a s?, e salutare la divinit? fronte a fronte.

Trad. S. Ferri


Vitruvio, Architettura, V, prefazione, passim

Non [enim] de architectura sic scribitur uti historia aut poemata. historiae per se tenent lectores. habent enim novarum rerum varias expectationes. poematorum vero metra et pedes ac verborum elegans dispositio et sententiarum inter personas distinctas ad versum pronuntiatio prolectando sensus legentium perducit sine offensa ad summam scriptorum terminationem. 2. id autem in architecturae conscriptionibus non potest fieri, quod vocabula ex artis proprianecessitatee concepta inconsueto sermone obiciunt sensibus obscuritatem. cum ergo ea per se non sint aperta nec pateant eorum in consuetudine nomina, tum etiam praeceptorum late vagantes scripturae, si non contrahantur et paucis et perlucidis sententiis explicentur, frequentia multitudineque sermonis inpediente incertas legentium efficient cogitationes. itaque occultas nominationes commensusque e membris operum pronuntians, ut memoriae tradantur, breviter exponam. sic enim expeditus ea recipere poterunt mentes.

[Infatti] non si scrive di architettura come di storia o di poemi epici. Le storie attraggono di per s? i lettori perch? tengono sempre l'immaginazione sospesa verso cose nuove; e d'altra parte i metri e i piedi dei poemi, e l'elegante disposizione delle parole, e il dialogo tra diversi personaggi sono tutte cose che dilettando e allettando conducono la mente dei lettori, senza alcuna scossa, fino al termine dell'opera.
2 - Ma questo non pu? verificarsi nei trattati di architettura, perch? i vocaboli tecnici, nati per la stretta necessit? dell?arte, colla loro astruseria danno oscurit? al testo. Essendo quindi la materia trattata di per se stessa difficile, e i suoi nomi inconsueti, accadrebbe che se i testi, anzich? restringersi ed esprimersi in brevi e chiare sentenze, divagassero e si diffondessero per lungo e per largo, la mente dei lettori risulterebbe confusa per il soverchio affollamento delle parole. Pertanto esporr? brevemente il mio assunto, continuando ad adoperare gli oscuri vocaboli tecnici, e le misurazioni proporzionali dei membri degli edifici, affinch? siano imparate a memoria: cos?, meglio e pi? presto, potranno riceverle i lettori.

Trad. S. Ferri

Non c'? di che. Saluti.
  Vitruvio Pollione
      Re: Vitruvio Pollione
 

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