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Mittente:
bukowski
Re: seneca   stampa
Data:
18/03/2004 14.32.12




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Seneca, La tranquillit? dell?animo, 2-3 passim

13 Inde peregrinationes suscipiuntur uagae et litora pererrantur et modo mari se, modo terra experitur semper praesentibus infesta leuitas: "Nunc Campaniam petamus." Iam delicata fastidio sunt: "Inculta uideantur, Bruttios et Lucaniae saltus persequamur." Aliquid tamen inter deserta amoeni requiritur, in quo luxuriosi oculi longo locorun horrentium squalore releuentur: "Tarentum petatur laudatusque portus et hiberna caeli mitioris et regio uel antiquae satis opulenta turbae.... Iam flectamus cursum ad Vrbem: nimis diu a plausu et fragore aures uacauerunt, iuuat iam et humano sanguine frui." 14 Aliud ex alio iter suscipitur et spectacula spectaculis mutantur. Vt ait Lucretius:
Hoc se quisque modo semper fugit.
Sed quid prodest, si non effugit? Sequitur se ipse et urget grauissimus comes. 15 Itaque scire debemus non locorum uitium esse quo laboramus, sed nostrum: infirmi sumus ad omne tolerandum, nec laboris patientes nec uoluptatis nec nostri nec ullius rei diutius. Hoc quosdam egit ad mortem: quod proposita saepe mutando in eadem reuoluebantur et non reliquerant nouitati locum, fastidio esse illis coepit uita et ipse mundus, et subiit illud tabidarum deliciarum: "Quousque eadem?"
III. 1 Aduersus hoc taedium quo auxillo putem utendum quaeris. Optimum erat, ut ait Athenodorus, actione rerum et rei publicae tractatione et officiis ciuilibus se detinere. Nam, ut quidam sole atque exercitatione et cura corporis diem educunt athletisque longe utilissimum est lacertos suos roburque, cui se uni dicauerunt, maiore temporis parte nutrire, ita nobis, animum ad rerum ciuilium certamen parantibus, in opere esse nostro longe pulcherrimum est: nam, cum utilem se efficere ciuibus mortalibusque propositum habeat, simul et exercetur et proficit qui in mediis se officiis posuit, communia priuataque pro facultate administrans. 2 "Sed, quia in hac, inquit, tam insana hominum ambitione, tot calumniatoribus in deterius recta torquentibus, parum tuta simplicitas est et plus futurum semper est quod obstet quam quod succedat, a foro quidem et publico recedendum est. Sed habet ubi se etiam in priuato laxe explicet magnus animus, nec, ut leonum animaliumque impetus caueis coercetur, sic hominum, quorum maximae in seducto actiones sunt. 3 Ita tamen delituerit, ut, ubicumque otium suum absconderit, prodesse uelit singulis uniuersisque ingenio, uoce, consilio. Nec enim is solus rei publicae prodest, qui candidatos extrahit et tuetur reos et de pace belloque censet; sed qui iuuentutem exhortatur, qui in tanta bonorum praeceptorum inopia uirtutem insinuat animis, qui ad pecuniam luxuriamque cursu ruentes prensat ac retrahit et, si nihil aliud, certe moratur, in priuato publicum negotium agit.

13.Per questo si intraprendono peregrinazioni in lungo e in largo e si attraversano lidi inospitali e ora per mare ora per terra fa prova di s? la loro incostanza sempre nemica del presente: "Ora andiamo in Campania." Subito i luoghi raffinati vengono a noia: "Si vada a vedere luoghi selvaggi, visitiamo le balze del Bruzio e della Lucania." Tuttavia in mezzo ai luoghi desolati si cerca qualcosa di piacevole, in cui gli occhi abituati al lusso possano trovar sollievo dal prolungato spettacolo di squallore dei luoghi aspri: "Rechiamoci a Taranto, al suo porto elogiato e al soggiorno invernale di un clima pi? mite e a una terra abbastanza ricca anche per la popolazione di un tempo." "Ormai volgiamo la rotta verso Roma": troppo a lungo le orecchie sono restate libere dagli applausi e dal chiasso, ormai fa piacere godere della vista del sangue umano. Si intraprende un viaggio dietro l'altro e si alternano spettacoli a spettacoli. 14. Come dice Lucrezio, "in questo modo ciascuno fugge sempre se stesso." Ma a che gli serve, se non riesce a sfuggirsi? sempre si segue e si C incalza da solo, compagno di viaggio insopportabile. Dunque dobbiamo sapere che non ? dei luoghi la colpa per cui ci tormentiamo, ma nostra:24 siamo incapaci di tollerare tutto, non sopportiamo la fatica n? il piacere n? noi stessi n? nessuna cosa troppo a lungo. Questo ha portato alcuni alla morte, il fatto che spesso cambiando propositi finivano per ritornare ai medesimi e non avevano lasciato spazio alla novit?: cominciarono ad esser loro motivo di fastidio la vita e lo stesso mondo e si insinu? in loro quel famoso dubbio proprio di una raffinatezza marcescente: "fino a quando le stesse cose?"
III 1. Contro questa insofferenza chiedi di quale aiuto io pensi ci si debba servire. Il meglio sarebbe stato, come diceva Atenodoro tenersi occupati nell'azione e nell'impegno politico e nei doveri civili. Infatti, come alcuni passano la vita all'aria aperta e nell'esercizio e nella cura del corpo e per gli atleti ? di gran lunga la cosa pi? utile nutrire per gran parte del tempo la forza dei loro muscoli, alla quale si sono dedicati totalmente, cos? per voi che preparate l'animo alla lotta politica ? di gran lunga la cosa preferibile darsi all'azione; infatti, avendo il proposito di rendersi utile ai cittadini e agli uomini in generale, si esercita e nello stesso tempo ne trae giovamento chi si ? immerso nelle occupazioni curando - in base alle sue possibilit? - il pubblico e il privato. 2. "Ma poich? - diceva - in questa cos? dissennata ambizione degli uomini, in presenza di tanti detrattori che distorcono in peggio le azioni oneste, la sincerit? ? troppo poco sicura ed ? sempre pi? probabile si verifichi un intoppo piuttosto che un successo, ? necessario ritirarsi dal foro e dalla vita pubblica, ma un animo grande anche in privato ha dove dar ampia prova di s?; e per gli uomini non ? lo stesso che per i leoni e le bestie, la cui forza ? soffocata dalla cattivit?: le loro azioni risultano anzi efficacissime nel ritiro . 3. Tuttavia star? nascosto cosi che, in qualunque luogo abbia tenuto celato il suo ritiro, voglia giovare ai singoli e alla collettivit? con l'intelligenza, la parola, la saggezza; infatti non si rivela utile allo stato soltanto colui che promuove i candidati e difende gli accusati e decide della pace e della guerra, ma anche colui che esorta i giovani, che in tanta carenza di buoni insegnamenti instilla la virt? negli animi, che sa bloccare e tirare indietro quelli che si gettano di corsa verso il denaro e il consumo sfrenato e, se non altro, almeno li trattiene, costui in privato svolge un compito di ordine pubblico.

Fonte: http://www.filosofia.3000.it/
  seneca
      Re: seneca
 

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