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Mittente:
bukowski
Re: Ciceronis spes misere decipiuntur   stampa
Data:
19/04/2004 23.35.26




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Cicerone, Pro Plancio, 64-65

[64] Non temo, giudici, di apparire un po' presuntuoso se parler? della mia questura. Per quanto, infatti, sia stata brillante, ritengo tuttavia d'aver tenuto con tanto onore le maggiori magistrature 6, che non devo pretendere che da quella questura tenuta onorevolmente me ne venga troppa gloria: anche se sono ben sicuro che nessuno oser? definire pi? celebre o pi? accetta la questura tenuta in Sicilia da alcun altro. Ed ecco la verit?: pensavo allora che a Roma non si parlasse d'altro che della mia questura. In un momento di gran carestia avevo mandato molto frumento; cortese con i grandi commercianti, giusto con i piccoli, benevolo con gli imprenditori, disinteressato con gli alleati, a tutti ero sembrato zelantissimo in ogni mio dovere: e i Siciliani mi avevano attribuito onoranze mai prima udite.
[65] E cosi lasciavo la mia provincia pieno di speranza che il popolo romano m'avrebbe di sua iniziativa conferito ogni onore. Ebbene, nel mio viaggio di ritorno dalla provincia per caso arrivai a Pozzuoli - avevo l'intenzione di proseguire il viaggio via terra - nei giorni in cui moltissimi del gran mondo sogliono villeggiare in quei posti; e per poco non crollai a terra, giudici, quando un tale mi chiese quando fossi partito da Roma e se ci fosse qualche novit?. Alla mia risposta che tornavo dalla provincia ?Ah, riprese, ? vero! dall' Africa, mi pare?. E io gi? pieno di stizza fino alla nausea: ?Macch?! dalla Sicilia. Allora un tale, il solito saputone, interviene: ?Come?, non lo sai che ? stato questore a Siracusa?. A che continuare? Cessai di stizzirmi e diventai uno dei tanti che v'erano arrivati per i bagni.

Trad. G. Bellardi
  Ciceronis spes misere decipiuntur
      Re: Ciceronis spes misere decipiuntur
 

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