Non a caso, ho inteso questa storia letteraria
quale "Storia della letteratura latina per il web".
Chi consulterà queste pagine, si presume, oggi si trova (a
suo dire) "costretto" a studiare il latino a scuola, mentre
un giorno - non si sa mai - farà l'astronauta. O ancora:
sarà il curioso occasionale, il quale - imbattutosi durante
la navigazione in un autore o in un'opera della latinità
- desidera, in tre minuti esatti, documentarsi, o meglio: farsi
un'infarinatura, su quell'autore e quell'opera, senza disturbarsi
a compulsare l'enciclopedia o senza dover scendere in libreria.
O infine: lo studente che, nella pressione del "sotto esame",
vuole - con l'ultimo, rassicurante sguardo - spaziare su biografie,
date e titoli.
La documentazione in tre minuti è una delle caratteristiche
più peculiari del web (che in questo, direi, rappresenta il
degno surrogato delle "vecchie" enciclopedie cartacee),
e ne segna, ne sono convinto, uno dei punti di maggior forza e successo.
Dunque, il vero cultore della materia - quello professionale e professionista,
che scrive saggi e insegna nelle aule delle superiori e delle università,
e che insomma col latino ci campa pure - a leggere queste pagine virtuali,
storcerà il naso. Il sottoscritto ci tiene, invece, a che lo
tenga diritto, il naso, consigliando al lettore scrupoloso:
1 - di visionare letterature serie e documentate che pullulano
nelle librerie scolastiche/universitarie e non: da quelle rinomate
e monumentali del Marchesi, del Lana e del Paratore, ad esempio, a
quelle con un taglio più decisamente didattico e accessibile:
ovvero, le letterature scritte dalla Garbarino, da G. B. Conte, da
Cupaiuolo, per citare, tra le altre (tra le tantissime altre), quelle
che per capriccio mi son saltate in mente;
2 - di approfondire su monografie rigorose;
3 - nonché, com'è ovvio, di attingere direttamente
alle opere degli autori classici, cosa sopra tutte, e sempre, preferibile,
non per altro per la loro vivida bellezza, che ci sorprenderebbe.
Qual è allora la differenza? La differenza è che la
qui presente letteratura è stata scritta (o sarebbe meglio
dire: compilata) da un semplice appassionato, che legge e mastica
di latino per diletto, a cui piace tracciare e padroneggiare periodi
lunghi della storia umana, e che, quindi, in questo senso, non ha
alcuna pretesa. Altri sono i suoi interessi, altri i campi in cui
la sua cultura è più, come dire, ferrata. Altra differenza
è che la qui presente letteratura è stata - paradossalmente,
e questo detto senza falsa modestia - la prima, la più completa
e la più scrupolosa (a suo modo, anche il sottoscritto sa essere
pedante) mai comparsa, fino ad ora, sulla rete italiana. E chi frequenta
da cinque anni a questa parte i miei siti, credo avrà il buon
cuore di darmi ragione.
Ulteriore differenza: si tratta di una letteratura, appunto, pubblicata
su internet, con tutti i pregi e difetti collaterali che questo
comporta. Tra i pregi, oltre quelli di una veloce consultazione on
line, innanzitutto la possibilità per l'utente di "downloadare"
il testo e riformattarlo, integrarlo, espungerlo e insomma gestirlo
di sua mano, secondo che gli appaia più opportuno (questa fu
la ragione per cui, tempo fa, cominciai a stilarla: all'epoca, studiavo
letteratura all'università: sopravvalutai la rete, credendo
di trovarvi vasi di Pandora, sull'argomento; non li trovai, ovviamente,
e decisi, nei miei limiti, di rimediare). Tra i difetti - che sono
a migliaia - un certo, evidente sentore, lo ammetto, di non originalità
o di nozionismo, il che a volte, tuttavia, si ribalta piuttosto in
pregio, con riferimento agli scopi suddetti che si propone.
Ultima differenza, tra quelle più patenti, è che chi
scrive trascorre buona parte del suo tempo libero a navigare, e dunque
ha strutturato una certa esperienza dei tempi, dei modi e delle
peculiarità della navigazione stessa (ennesimo, piccolo
pregio, indiretto, di questa letteratura).
Per dirla in breve, molto del materiale che va a comporre questa storia
letteraria nasce soprattutto da appunti scolastici ed estemporanei,
"razzie" da testi vari, letture talora indisciplinate e
riferimenti storici e filologici giocoforza, in molti casi, sommari:
questa letteratura si muove, generalmente, in superficie, dato che,
tra l'altro, chi scrive non ha ancora (e per fortuna) la carne debole
e triste e non ha letto ancora tutti i libri, tanto per citare Mallarmé.
Il fatto, infine, che proprio ad uno "sprovveduto" come
me sia saltato il ghiribizzo di infilarsi in quest'opera, o in quest'operazione,
è - con le dovute proporzioni - uno di quei misteri che rendono
la vita bella e interessante; ma è anche un elemento di meditazione
sul fatto che l'accademia (soprattutto quella italiana), che difende
a spada tratta la forza vivificante di questa lingua e di questa civiltà,
a tutt'oggi non si decida a rianimarla attraverso questo straordinario
strumento, ch'è la rete, guardato ancora con sospetto
e diffidenza e sufficienza (e, direi, con ignoranza). Forse per
un'unica, malcelata ragione: perché la rete è, per principio,
alla portata di tutti, e non favorisce, né sollecita, l'élite.
...:::Bukowski:::...
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